Per la prima volta, è stata riconosciuta una specie di dinosauri che per sfruttare una nicchia evolutiva è passata a un tipo diverso di dieta.
Una specie di dinosauri che aveva una dieta mista a un certo punto ha cambiato le proprie abitudini alimentari, diventando erbivora. La scoperta si deve ad alcuni cacciatori di fossili americani che nello Utah hanno portato alla luce i resti di questa bizzarra specie con impressi i segni del cambiamento di dieta.
In un articolo pubblicato su "Nature", James Kirkland della Utah Geological Survey di Salt Lake City scrive di aver scoperto un cranio, ossa del bacino e delle zampe risalenti a 130 milioni di anni fa e classificate come appartenenti a una specie del tutto nuova. Battezzata Falcarius utahensis, appartiene a un gruppo di dinosauri chiamati therizinosauroidi. I membri più giovani di questo gruppo sono tutti vegetariani, ma il Falcarius utahensis, che è il è più antico mai scoperto, a quanto pare sopravviveva grazie a una dieta mista di carne e piante.
Il dinosauro camminava su due zampe, era lungo circa quattro metri e alto circa uno. La cosa più interessante sono però i denti che hanno una forma adeguata per ruminare le foglie degli alberi. Denti che secondo i ricercatori sono molto simili a quelli delle iguane moderne, che si nutrono anche loro sia di carne che di vegetali. Inoltre, nel Falcarius uthaensis, il bacino aveva una forma allargata, utile per immagazzinare la grande quantità di vegetali necessari per il suo sostentamento. Altre caratteristiche, però, avvicinano la nuova specie ai carnivori: le zampe hanno ossa molto lunghe e sembrano essere particolarmente adatte alla corsa, quindi all'attacco delle prede.
La possibile spiegazione di questa "conversione" alla dieta vegetariana delle specie più recenti delle famiglia può essere trovata nella necessità di sfruttare una nicchia ecologica, quella degli erbivori, che in quella regione era poco sfruttata dalle specie allora esistenti. Insomma, c'era una grande competizione tra i carnivori, mentre tra i dinosauri erbivori la competizione era minore.
L'influsso dell'attività solare sui campi magnetici terrestri disorienta i grandi cetacei.
L'Homo sapiens è uscito dall'Africa seguendo un tragitto attraverso l'Oceano Indiano e non il Medioriente.
Cubi dotati di chip riescono a ricostruire delle copie.
Ricerca pubblicata su "Nature" risolve l'antico dilemma: ma a quanto pare non si deve sottostimare l'importanza dell'olfatto.
Individuati su stelle giovani simili al Sole dei brillamenti solari molto più grandi di quelli che si registrano oggi. Per gli astronomi potrebbero aver influenzato la posizione dei pianeti.
Un gruppo di esperti della Commissione europea ha bocciato la proposta avanzata dal presidente Barroso.
I siti delle centrali devono essere scelti con molta cura, per evitare l'impatto sulle popolazioni di uccelli.
Il reattore a fusione sperimentale potrebbe finalmente trovare casa in Europa, dopo il lungo braccio di ferro con il Giappone.
Secondo un astronomo americano, la sonda potrebbe subire gli effetti di una forza che agisce su alcuni asteroidi con orbita eccentrica.
I cambiamenti climatici potrebbero causare veri e propri esodi di milioni di persone.
La conferma arriva dalla composizione della piccola luna: il rapporto tra la roccia e il ghiaccio indica che si è formata nella fascia di Kuiper.
Il loro patrimonio genetico è frutto di un mix tra etnie africane e indonesiane. La ricerca è pubblicata sull'"American Journal of Human Genetics".
Frutto di una collaborazione tra INGV e INFN, Nemo studierà terremoti, vulcani e neutrini e avviserà del rischio tsunami.
La specie si è evoluta circa un milione di anni prima la caduta dell'asteroide nello Yucatan.
Un rapporto della Commissione Europea sottolinea i rischi dello sfruttamento eccessivo dei terreni nei paesi dell'Unione.
Ulteriore conferma del riscaldamento globale: la differenza tra quanto assorbito e quanto emesso è di 0,85 watt per metro quadrato.
I dati presentati a Vienna dimostrano che l'ozono sull'Europa centro-settentrionale ha raggiunto in primavera i suoi minimi storici.
La ricerca pubblicata su "Nature" non avrà scopi commerciali ma potrà essere usata in molte applicazioni scientifiche.
Più anidride carbonica uguale più produzione? Secondo un ricercatore americano le cose non starebbero affatto così.