Le spicule, getti supersonici di materia solare, sono causate dalle onde sonore della superficie del nostro astro.
Modelli al computer realizzati da fisici della Lockheed Martin americana e del Solar Physics and upper-Atmosphere Research Group dell'Università di Sheffield (Inghilterra) spiegano per la prima volta i meccanismi alla base dei getti supersonici di materia che sono presenti nelle fasce più basse dell'atmosfera solare.
Questi getti, chiamati spicule e scoperti nel 1877, erano fino a oggi un mistero. Secondo un articolo che sarà pubblicato domani sulla rivista Nature, le scoperte degli scienziati inglesi e americani potrebbero permettere di capire meglio come la materia è spinta verso la corona solare per formare il vento solare, il flusso di particelle cariche elettricamente che colpisce anche la Terra.
"La combinazione tra nuovi modelli al computer, immagini ad alta risoluzione ottenute dal Solar Telescope svedese alle Canarie e dati raccolti da due satelliti in orbita è stata cruciale per spiegare la formazione delle spicule", dice Bart De Pontieu, uno degli autori dell'articolo, che lavora al Lockheed Martin Solar and Astrophysics Lab (LMSAL).
Le spicule sono getti di gas o plasma spinti dalla superficie del Sole verso l'alto: possono raggiungere una velocità di oltre 65 mila chilometri orari e altezze di circa 5 mila chilometri in poco meno di cinque minuti. Sono un fenomeno comune, visto che in ogni momento se ne verificano circa 100 mila: l'osservazione però è difficile perché durano poco tempo (circa cinque minuti) e sono piccole, circa 500 chilometri di diametro.
"Abbiamo sviluppato un modello che mostra come la periodicità delle spicule dipende dalle onde sonore della superficie solare, che hanno proprio un ciclo di cinque minuti", spiega un'altro ricercatore, il professore dell'Università di Sheffield Robertus Erdelyi von Fay-Siebenbuergen.
Queste onde sonore di solito vengono bloccate prima che possano raggiungere l'atmosfera solare, tranne che in particolari condizioni, quando da onde sonore si trasformano in onde d'urto che "sparano" la materia verso l'esterno, formando la spicula.
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