Sparizione di materiale delicato e incidenti all'origine della decisione presa dal direttore Pete Nanos.
Il direttore del Los Alamos National Laboratory, Pete Nanos, ha deciso di chiudere il maggiore laboratorio di ricerca sulle armi nucleari d'America, dopo la scomparsa di una serie di hard disk d'archivio e dopo che uno studente è rimasto gravemente ferito all'occhio da un raggio laser, tutto nell'arco di una settimana.
"Per il momento, Nanos ha ordinato di sospendere tutte le operazioni in corso", comunica una mail circolare interna. "Si tratta di un passo molto serio. Questo deliberato sprezzo delle regole deve aver fine. Non mi importa quanta gente dovrò licenziare per riuscirci. Chi pensa che i regolamenti siano una sciocchezza, e che conformarsi a essi sia inutile, farebbe meglio a presentare fin da subito le proprie dimissioni, cavandomi d'impaccio", aggiunge il direttore in una missiva singolarmente indirizzata a tutti i dipendenti.
Una presa di posizione praticamente senza precedenti. L'unica volta, a memoria recente, in cui tutte le attività del laboratorio sono state sospese risale al 2000, quando un incendio nella foresta del Cerro Grande arrivò a lambire il quartier generale. Il blocco di adesso non poteva arrivare in un momento più delicato. Il laboratorio è sotto accusa per aver perso materiale classificato tre volte negli ultimi otto mesi. Uno dei sovrintendenti del Congresso americano, il presidente del Comitato per l'Energia e il Commercio, Joe Barton, visiterà nei prossimi giorni il Los Alamos per svolgervi delle ispezioni sulla sicurezza. Dopo aver affidato per oltre sessant'anni la gestione del laboratorio alla University of California, il Dipartimento dell'Energia statunitense ha deciso per il prossimo anno di mettere il contratto ad appalto. E i recenti incidenti di certo non aiuteranno l'università ad avere la meglio nella gara.
Ottocento scienziati in rappresentanza di 170 organismi scientifici studiano il polmone verde del pianeta minacciato dalla deforestazione.
Le spicule, getti supersonici di materia solare, sono causate dalle onde sonore della superficie del nostro astro.
Il planetoide ai confini del Sistema solare avrebbe un'orbita fortemente ellittica a causa dell'influenza di un astro transitato vicino al nostro Sole.
Una nuova teoria collega la massa dei neutrini e l'accelerazione dell'espansione dell'Universo all'energia oscura per spiegare che cosa succederà al cosmo.
La lista delle sostanze sottoposte a controlli più stringenti per evitare attacchi bioterroristici non soddisfa gli scienziati.
I paesi aderenti al programma hanno deciso di continuare nella costruzione dell'Iss e di potenziarne l'equipaggio nei prossimi anni.
Promess1 permetterà di ricostruire la storia climatica del bacino del Mediterraneo negli ultimi 500 mila anni.
L'Agenzia spaziale europea sta preparando il primo WaveAtlas grazie a due anni di dati da satellite. L'obiettivo è quello di ridurre gli affondamenti causati da questo impressionante fenomeno naturale.
Attraverso l'osservazione di oltre 3000 quasar, un gruppo di scienziati ha misurato con grande precisione alcune immense e lontanissime nubi di idrogeno. L'aggregazione dell'idrogeno può rispondere a questioni quali la massa dei neutrini e l'energia oscura dell'Universo.
La Tan Ce 2 parte alla volta della magnetosfera terrestre per scoprire i misteri legati alle tempeste magnetiche. È la seconda navetta del programma spaziale congiunto Cina-Europa.
L'epica corsa del guerriero ateniese Filippide per annunciare la vittoria sui persiani sarebbe avvenuta un mese prima del previsto. Lo dimostra l'analisi delle fasi lunari.
Studiare come si rompono i gusci delle uova potrebbe offrire nuovi metodi per combattere la spazzatura spaziale che si sta accumulando in orbita.
Uno studio su Nature conferma che le staminali del cervello possono trasformarsi anche in cellule di altri tessuti. Il primo a scoprirlo era stato uno scienziato italiano, Angelo Vescovi.
Uno studio pubblicato su Science sottolinea le grandi distese d'acqua siano in grado di assorbire grandi quantità di CO2 ma il suo accumulo nei mari può portare a conseguenze ambientali imprevedibili.
Esperti di tutto il mondo chiedono che il monopolio sulla ricerca biotecnologica nel campo delle colture non venga lasciato alle multinazionali.