Attraverso l'osservazione di oltre 3000 quasar, un gruppo di scienziati ha misurato con grande precisione alcune immense e lontanissime nubi di idrogeno. L'aggregazione dell'idrogeno può rispondere a questioni quali la massa dei neutrini e l'energia oscura dell'Universo.
Attraverso l'osservazione di oltre 3000 quasar scoperte dallo Sloan Digital Sky Survey (SDSS) di Chicago, un gruppo di scienziati ha misurato con grande precisione alcune immense e lontanissime nubi di idrogeno.
Le quasar, usate come punto di riferimento, sono 100 volte più numerose di quelle usate finora per questo tipo di analisi e sono distanti tra gli otto e i dieci miliardi di anni luce: sono quindi tra i più lontani oggetti conosciuti.
I filamenti di gas tra le quasar e la Terra assorbono parte della luce emessa dalle quasar stesse (interferiscono quindi con il loro spettro luminoso) e permettono di mappare con precisione la distribuzione e l'aggregazione del gas su distanze che possono arrivare fino a un milione di anni luce.
Il grado di aggregazione dell'idrogeno può rispondere a questioni fondamentali che riguardano la possibilità che i neutrini abbiano una massa e la natura dell'energia oscura due elementi che, se accertati, potrebbero essere la causa della rapida espansione dell'Universo.
"Gli scienziati hanno studiato a lungo l'aggregazione delle galassie per comprendere il cosmo — spiega uno dei dirigenti della ricerca, Uros Seljak, della Princeton University — Tuttavia la fisica della formazione delle galassie e della loro aggregazione è molto complicata soprattutto perché la maggioranza della massa dell'Universo è costituita da materia oscura". I filamenti di gas visibili attraverso lo spettro delle quasar potrebbero essere distribuiti in modo molto simile alla materia oscura e questo potrebbe permettere di comprendere meglio il rapporto tra la distribuzione di questa materia e le galassie.
Il gruppo di ricercatori guidato da Seljak ha incrociato i dati ricavati dallo spettro delle quasar con le misurazioni delle "lenti gravitazionali" delle galassie e con le osservazioni di disomogeneità contenute nella radiazione cosmica di fondo misurate dal Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP) della NASA.
Questo serve anche per capire se vi è stato un momento, poco dopo la nascita dell'Universo, in cui la sua espansione è stata drammaticamente accelerata: la fase che gli astrofisici chiamano dell'inflazione. I primi dati di questo intreccio di osservazioni confermerebbero in pieno il modello messo a punto finora dai fisici: l'inflazione vi sarebbe stata e delle dimensioni previste.
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