Un reattore atomico sarà la fonte di energia di una missione destinata a esplorare uno dei pianeti più lontani dal Sole.
Esplorare gli estremi confini del Sistema solare, alla ricerca dei segreti relativi alla sua nascita. E tutto questo usando la propulsione nucleare. È questo in estrema sintesi il progetto della missione per Nettuno presentato nel corso della conferenza annuale della American Geophysical Union (AGU) dalla Boeing Satellite Systems e dal Georgia Institute of Technology.
Nettuno e Urano, i due giganti "ghiacciati" del Sistema solare sono meno conosciuti, rispetto ai due giganti gassosi, Saturno e Giove. "Dato che sono molto esterni, potrebbero contenere qualcosa della nebulosa primaria da cui si è formato il Sistema solare. Nettuno in particolare è più 'grezzo', meno influenzato da impatti con comete e asteroidi rispetto ai pianeti più vicini al Sole. è più rappresentativo del Sistema solare delle origini", spiega Paul Steffes del Georgia Institute of Technology.
La missione potrebbe essere lanciata tra il 2016 e il 2018 e arriverà su Nettuno nel 2035. La sonda sarà alimentata da un sistema elettrico-nucleare. A bordo avrà cioè un reattore nucleare simile a quello usato sui sottomarini atomici che produrrà elettricità e alimenterà l'astronave nelle profondità dello spazio interplanetario. La propulsione sarà data da un motore a ioni, che cioè espelle particelle cariche elettricamente, provocando la spinta.
Il vantaggio di questo tipo di propulsione è dato dalla possibilità di portare (e alimentare) un grande carico utile scientifico. A bordo quindi ci saranno sensori per investigare il campo magnetico del pianeta, la sua gravità, le dinamiche atmosferiche, la meteorologia, la chimica. Soprattutto però ci saranno anche una serie di sonde e di lander. Tre sonde saranno destinate a entrare nell'atmosfera di Nettuno a varie latitudini, mentre due lander atterreranno su Tritone, uno dei satelliti del pianeta, per studiarne le caratteristiche.
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