Le moderne tecniche paleontologiche di visualizzazione svelano il cervello all'interno di un fossile di pesce
Non si credeva che un tessuto morbido e acquoso come quello cerebrale potesse conservarsi sotto forma di fossile. Pochi giorni fa invece è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) un lavoro che rivela la scoperta di un cervello fossile appartenente a un pesce vissuto circa 300 milioni di anni fa.
Non è il primo organo "molle" che sia stato trovato in forma fossile: in passato infatti sono stati scoperti muscoli e reni più vecchi di 350 milioni di anni fa, ma il cervello è in assoluto l'organo più delicato, per cui sembrava impossibile trovarne uno conservato, come spiega John Maisey, coautore della ricerca e curatore della divisione di paleontologia del Museo Americano di Storia Naturale di New York.
Nel processo di fossilizzazione il tessuto cerebrale è stato rimpiazzato con minerali duri, che ne hanno preservato la forma, mentre il resto della cavità si è riempito di sedimento. Nel sito sono stati trovati molti altri teschi di pesce, ma solo uno conteneva ancora la forma del cervello.
La scoperta è potuta avvenire grazie all'enorme attuale sviluppo delle tecniche di scannerizzazione. In questo caso particolare sul cranio grande appena 7 per 1,5 millimetri è stata eseguita una microtomografia a raggi-x di sincrotrone (che in maniera simile a una tac usa i raggi-x per ottenere una sezione tridimensionale di un oggetto)
Il pesce a cui il teschio apparteneva è un lontano parente dello squalo, e sorprendentemente l'organo fossile è incredibilmente simile a quello degli squali moderni.
“È possibile che i cervelli fossili siano in realtà più comuni di quel che si pensa, semplicemente finora non siamo stati in grado di individuarli” è il commento di Maisey. secondo cui ora il paleontologi potranno eseguire lo stesso tipo di esame su altri reperti.
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