Un nuovo caso riapre la discussione, anche politica, sulla scottante questione
Si riaccende il dibattito sulla dolce morte in Francia, dopo che una dottoressa e un'infermiera sono finite in tribunale con l'accusa di aver avvelenato una paziente affetta da cancro terminale.
Martedì scorso a Perigueux durante il processo, Laurence Tramois, la dottoressa che ha prescritto l'iniezione letale di cloruro di potassio, ha rivendicato piena responsabilità sulla propria azione.
Tramois e l'infermiera Chantal Chanel, sono accusate di aver avvelenato la sessantacinquenne Paulette Druais, che nell'agosto del 2003 stava morendo di tumore al pancreas in un ospedale di Saint-Astier nella Dordogna del sudovest. Se giudicate colpevoli, le due potrebbero subire una pena di 30 anni di carcere.
Durante l'interrogatorio, Tramois ha difeso la propria decisione di prescrivere la dose di potassio, sostenendo di aver voluto tutelare la dignità della paziente dopo che si erano presentate alcune complicazioni intestinali che avrebbero potuto portare a episodi di vomito fecale.
Gli investigatori ritengono però che la decisione è stata presa senza aver adeguatamente consultato la famiglia della paziente, anche se Druais aveva più volte espresso il desiderio di porre fine alla propria vita.
Questo caso ha riacceso il dibattito sull'eutanasia, che sta diventando un argomento sensibile in vista delle elezioni presidenziali del prossimo mese in Francia.
Più di 2000 professionisti hanno firmato una petizione in favore delle due accusate, chiedendo una revisione delle legge per permettere l'eutanasia attiva. La legislazione adottata nel 2005 offre alle famiglie la possibilità di far spegnere le macchine che tengono artificialmente in vita il paziente, ma non permette che un dottore prenda parte attiva nella morte del malato.
Frederic Chaussoy, un dottore che l'anno scorso è stato giudicato non colpevole in un altro caso di eutanasia, che riguardava una donna di ventidue anni tetraplegica, muta e praticamente cieca, ha testimoniato in favore delle due donne.
“Laurence Tramois e Chantal Chanel non sono delle pericolose avvelenatrici. Hanno semplicemente valutato la situazione e scelto la soluzione migliore per la paziente,” ha detto Chaussoy alla corte.
Il verdetto è atteso per il prossimo 16 marzo.
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