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Insensibilità al grasso

Non mancanza di volontà, ma mancata regolazione di un meccanismo fisiologico: ecco i motivi dell'obesità

I Ballerini di Botero

Uno studio sui topi suggerisce che una dieta ricca di grassi è in grado di ridurre la sensibilità del cervello agli ormoni che sopprimono il senso di fame, rendendolo in un certo senso inconsapevole dell'obesità corporea. La ricerca spiega come mai il cervello dei topi obesi smette di rispondere a un ormone specifico, la leptina. Secondo gli scienziati, i farmaci in grado di stimolare la risposta cerebrale alla leptina potrebbero un giorno essere utili nella cura dell'obesità, contribuendo a diminuire lo stimolo della fame.

Le cellule adipose dell'organismo di esseri umani e topi secernono leptina. Questo ormone si diffonde nel corpo e va a colpire una zona del cervello chiamata ipotalamo, normalmente adibita alla regolazione di sensazioni come la fame e la sete. In teoria, all'aumento di grasso nel corpo corrisponde un aumento di leptina in circolo, che provoca una diminuzione dell'appetito. Gli scienziati però si sono accorti che regolare la leptina non significa necessariamente tenere sotto controllo anche l'obesità.

Questo studio di Michael Cowley e colleghi dell'Oregon National Primate Center, USA, suggerisce che il fallimento di questo tipo di trattamenti è dovuto al fatto che il cervello diventa insensibile alla leptina. I ricercatori hanno preso alcuni topi geneticamente identici e li hanno divisi in due gruppi. Uno è stato nutrito con una dieta povera di grassi e l'altro con una molto grassa. Tuttti i topi con la dieta magra sono rimasti snelli. Misteriosamente, fra i topi con la dieta ricca di calorie, alcuni sono diventati obesi mentre altri hanno mantenuto un peso normale.

In una fase successiva dell'esperimento Cowley ha rimosso l'ipotalamo dal cervello degli animali e ha analizzato la risposta delle cellule alla leptina. Quelle provenienti dagli animali obesi, quando esposte alla sostanza, non hanno rilasciato i composti chimici normalmente coinvolti nel processo di soppressione dello stimolo della fame. Le cellule dell'ipotalamo dei topi magri - sia quelli con la dieta magra che con quella grassa - hanno invece esibito la corretta risposta ormonale. Un'analisi più accurata ha poi rivelato che nell'ipotalamo degli animali obesi si era accumulata una sostanza chiamata SOCS-3, che si pensa impedisca al segnale della leptina di entrare nelle cellule ipotalamiche.

Questi risultati potrebbero spiegare il motivo biologico della difficoltà che alcune persone hanno nel perdere peso. “Nella società c'è questa percezione dell'obesità come di un fallimento della forza di volontà,” dice Cowley. “Questo lavoro però ci suggerisce che forse questo non è l'atteggiamento giusto.”

In un esperimento successivo, i topi obesi sono riusciti a perdere peso quando la dieta ricca di grassi è stata sostituita con una più magra ma con la stessa quantità di calorie. L'ipotalamo dei roditori aveva riacquistato la sensibilità alla leptina, il che significa che si tratta di un processo reversibile.

Farmaci in grado di abbassare i livelli di SOCS-3 potrebbero essere utili per ripristinare la sensibilità alla leptina, aggiunge Cowley: “questo lavoro indica chiaramente che si deve lavorare allo sviluppo di questi nuovi farmaci” per il trattamento dell'obesità.

Roxanne Khamsi

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