Alcuni ricercatori che hanno analizzato il DNA di resti umani risalenti al periodo Neolitico sostengono di aver trovato la prova che gli uomini moderni si sono evoluti per causa della selezione naturale
Solo 7.000 anni fa, secondo una recente analisi su resti di osso fossile, gli Europei non erano in grado di digerire il latte – oggi più del 90% della popolazione può farlo.
Mark Thomas, del University College di Londra, Regno Unito, responsabile del progetto insieme ad alcuni colleghi, ritiene che gli Europei abbiano subito una serie di cambiamenti nel corredo genetico perché era vantaggioso, dal punto di vista evolutivo, essere in grado di assimilare il latte.
Altri studiosi, però, sono più cauti e ritengono che si debbano fare studi più estesi prima di trarre simili conclusioni.
La maggior parte degli esseri umani nel mondo perde la capacità di digerire il lattosio – uno zucchero del latte – prima di arrivare all'età adulta. Questo avviene perchè l'enzima lattasio, che è in grado di scindere il lattosio, si disattiva durante l'adolescenza. I sintomi di questa intolleranza al lattosio includono gonfiore addominale e diarrea dopo aver bevuto latte.
Il 90% degli europei del nord però ha una versione del gene per il lattasio che rimane attiva per tutta la vita, che permette loro di continuare a bere latte anche da adulti.
Thomas e colleghi hanno esaminato il DNA di 55 campioni d'osso provenienti dagli scheletri di otto Europei neolitici. Gli scheletri risalgono a un periodo fra il 5840 a. C. e il 5000 a. C (“Proceedings of the National Academy of Sciences”, DOI: 10.1073/pnas.0607187104).
Dopo aver estratto il DNA dai fossili, i ricercatori hanno identificato la sequenza del gene lattasio degli otto individui. Sorprendentemente, dice Thomas, nessuno di questi possedeva la mutazione del gene per la tolleranza al latte dei moderni Europei.
Lo scienziato crede che la mutazione si sia sviluppata spontaneamente in Europa negli ultimi 7.000 anni, divenendo prevalente nella poplazione grazie alla selezione naturale.
Thomas spiega che la capacità di digerire il latte avrebbe dato un enorme vantaggio alle popolazioni neolitiche: il latte delle mucche non è contaminato dai parassiti, il che lo rende più sicuro dell'acqua di torrente o di fiume. Il latte è inoltre disponibile tutto l'anno, a differenza dei raccolti stagionali.
Lo scienziano fa notare anche che nel nord dell'Europa durante l'inverno i livelli di illuminazione solare sono molto bassi, e provocano la presenza di minori quantità di vitamina D nelle popolazioni nordiche. La conseguenza per l'organismo è una bassa assimilazione del calcio. Il latte risolve il problema, sia perché offre grandi quantità di calcio, sia perché continene una certa quantità di vitamina D.
Thomas sostiene che il confronto fra il DNA fossile e quello degli Europei contemporanei offre un'immagine “prima e dopo” che rappresenta “la prima prova del mutamento degli esseri umani in risposta alla selezione naturale”.
“Questo studio è insieme affascinante e importante,” osserva Clark Larsen dell'università statale dello Stato del Ohio a Columbus, Usa. “Ci offre una finestra sulle variazioni genetiche umane antiche e rappresenta uno sviluppo nella storia della scienza e dello studio del passato.”
Larsen comunque crede che ci sia bisogno di altri studi per confermare l'assenza del gene lattasio mutato negli individui europei del Neolitico. Lo scienziato, insieme ad altri, sottolinea il fatto che il processo di estrazione del DNA fossile è complicato e passibile di errori.
L'abilità di decifrare i geni dai fossilli “rappresenta già da sola un'enorme impresa”, dice Ripan Malhi dell'Università dell'Illinois di Urbana-Champain, USA.
Malhi crede comunque che altri esempi di prove dirette della selezione naturale in azione sull'essere umano possano essere presto scoperte.
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