Una nuova ricerca, finanziata con fondi provenienti da beneficenza, sostiene che il Regno Unito ha fino a ora fortemente sottostimato la quantità di gas serra emessa dalla propria industria. I motivi di questo errore vanno rintracciati nella carenza di criteri obbligatori sul modo in cui le diverse compagnie rendono pubblici questi dati
Il rapporto, commissionato da Christian Aid, valuta che le 100 più grandi aziende sulla lista del London Stock Exchange, (le FTSE 100) omettono di dichiarare circa 191,42 milioni di tonnellate di diossido di carbonio ogni anno. Secondo il testo se si tenesse conto di questi “milioni mancanti” si passerebbe dall'attuale stima del 2,13% sulle emissioni mondiali totali a una percentuale che va dal 12% fino al 15%.
Anche se esistono dei criteri internazionali sul modo di riportare i dati sulle emissioni, il fatto di rispettarli rimane opzionale a meno che un'azienda non faccia parte del piano di scambio delle Emissioni Europee. Christian Aid ha trovato che solo 16 fra le 100 compagnie fanno riferimento a questi criteri. L'anno scorso le 16 aziende in questione hanno dichiarato di aver emesso, tutte insieme, 285,93 milioni di tonnellate di diossido di carbonio.
“Molte industrie non sono obbligate a rivelare i propri dati” ha dichiarato un portavoce di Christian Aid al New Scientist. “Questo rende molto difficile fare confronti.” Se infatti una compagnia dichiara correttamente la quantità di gas serra immesso nell'atmosfera può sembrare che ne produca di più di un'altra che invece evita di essere sincera fino in fondo.
“La nostra ricerca rivela che una quantità davvero sconcertante di diossido di carbonio viene riversata nell'atmosfera dalle 100 più importanti compagnie del London Stock Exchange,” sostiene Andrew Pendleton, esperto analista dei cambi climatici per Christian Aid. Il ricercatore ha anche ammesso che “non siamo nemmeno in grado di stabilire la quantità per alcune delle compagnie più grandi”.
Beyond Green, un'azienda inglese di consulenze per lo sviluppo sostenibile ha confermato al New Scientist che il report di Christian Aid “rende chiara e impellente la necessità di creare delle organizzazioni di divulgazione dei dati che adottino metodi rigorosi e obbligatori e che l'impatto dell'industria inglese in tutto il mondo deve venir misurato più seriamente”.
“Solo così potremmo avere una stima del contributo britannico al totale mondiale delle emissioni,” aggiunge Beyond Green.
Il report è stato pubblicato nello stesso giorno di quello sul riscaldamento globale dell'ONU che, come riporta il Guardian, nell'introduzione scrive così: “C'è il 50% di possibilità che la perdita delle masse di ghiaccio in tutto il pianeta non possa più essere evitata a causa della quantità di gas serra presenti nell'atmosfera”.
I ricercatori comunque sottolineano che il report deve essere ancora ultimato. Il secondo capitolo del quarto rapporto di valutazione dell'Intergovernmental Panel on Climate Change sarà reso ufficiale solo nell'aprile del 2007. Il primo capitolo è stato pubblicato il 2 febbraio scorso.
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