Positivi i primi dati sulla ricostituzione delle paludi tra il Tigri e l'Eufrate.
Il riallagamento delle paludi distrutte della Mesopotamia, effettuato a partire dal 2003, si è tradotto in un "significativo tasso di ristabilimento" degli invertebrati, delle piante, dei pesci e degli uccelli della zona. Lo sostiene un articolo pubblicato sulla rivista "BioScience" da Curtis J. Richardson della Duke University e Najah A. Hussain della University of Basrah. L'articolo descrive due anni di lavoro sul campo in quattro paludi molto grandi dell'Iraq meridionale. Il lavoro di ricostruzione dell'habitat è stato favorito dal fatto che il flusso di acqua nel Tigri e nell'Eufrate è stato più intenso di quanto aspettato, grazie a precipitazioni nevose abbondanti sui monti della Turchia. L'arrivo di così tanta acqua pulita è stata fondamentale per abbassare il livello di tossine pericolose per gli animali, permettendo un rapido recupero della biodiversità.
Le paludi irachene vennero devastate negli anni Ottanta e Novanta durante il regime di Saddam Hussein per eliminare i canali nei quali si potevano nascondere oppositori al regime. Il primo esame dello stato delle paludi venne condotto nel giugno del 2003, quando gli scienziati americani valutarono la presenza di forme di riallagamento non coordinato da parte dei contadini locali, con un parziale ritorno dell'antica vegetazione.
Il monitoraggio ha riportato che circa il 39% delle precedenti paludi è stato riallagato entro il settembre del 2005. Gli habitat delle paludi riallagate hanno un livello di funzionalità simile a quello delle paludi che non sono mai state bonificate e un insieme di indicatori, dalla presenza di nuove specie all'acqua di buona qualità, sembra indicare un ottimo recupero della zona.
Rimangono dubbi sul futuro però: l'afflusso di acqua non sembra essere tale da consentire di mantenere un trend di questo tipo nei prossimi anni. La pesca è ancora a livelli molto bassi, cosa che impedirà molti "arabi delle paludi" a tornare a un modo di vita tradizionale.
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