Lo studio evidenzia alcuni meccanismi alla base della formazione dei ghiacci artici.
Una nuova serie di dati pubblicata sulla rivista "Nature" (vol. 441, n. 7093) mostra che sull'Oceano Artico hanno iniziato a formarsi blocchi di ghiaccio galleggianti circa 45 milioni di anni fa. Prima, le temperature delle acque non erano sufficientemente fredde, anzi oscillavano attorno ai 18 gradi centigradi. I dati sono stati raccolti da un team di scienziati coordinati da Jan Blackman della Università di Stoccolma con la nave Vidar Viking attrezzata per trivellare il fondo sottomarino. Protetta da due rompighiaccio (uno svedese e uno russo), la nave ha manovrato in acque profonde mille metri fino a raggiungere una distanza massima di 238 chilometri dal Polo Nord. I campioni raccolti dal fondo hanno permesso di capire che il periodo di "raffreddamento" è durato relativamente poco, circa 10 milioni di anni.
La prima serie di campioni risale a circa 55 milioni di anni fa e mostra un Artico non solo molto caldo (con punte di temperatura dell'acqua attorno ai 29 gradi), ma anche ricco di vita, con molti resti fossili di piante e animali. Poi, circa 49 milioni di anni fa, grandi quantità di acqua fredda dolce iniziarono a riversarsi nell'Oceano Artico abbassando la temperatura delle acque fino a 10 gradi sopra lo zero e abbassando il livello di salinità al punto tale da permettere la crescita di felci verdi di acqua dolce sulle sue sponde durante l'estate.
I primi ghiacci cominciarono a formarsi 45 milioni di anni fa e il processo di raffreddamento è continuano praticamente fino all'età moderna. I dati raccolti, oltre a offrire una migliore comprensione della storia geologica dell'Artico, permetteranno di valutare meglio l'efficacia dei modelli climatici sviluppati fino a oggi e quindi le previsioni sull'aumento futuro delle temperature.
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