Piccole sferette di carbonio trovate in una meteorite caduta sei anni fa in Canada potrebbero fare luce sull’origine della vita sulla Terra. Oltre ad aver fornito gli elementi chimici di base avrebbero potuto offrire un rifugio alle prime forme di vita
Una nuova ricerca ipotizza che la vita sulla Terra potrebbe essere cominciata grazie al contributo di piccole sferette cave, formatesi nelle gelide profondità dello spazio. Le analisi delle bolle di carbonio trovate in un meteorite mostrano che queste sferette non provengono da contaminazioni terrestri e devono essersi formate a temperature vicine allo zero assoluto.
Le bolle, chiamate globuli, furono scoperte nel 2002 in un pezzo di metorite caduta nel 2000 sulla superficie ghiacciata del lago Tagish nella Columbia britannica in Canada. Malgrado la meteorite sia di un tipo fragile, chiamata condrite carbonacea, molti pezzi si sono conservati particolarmente bene, perché furono raccolti soltanto una settimana dopo la caduta sulla Terra e non ebbero il tempo di alterarsi.
La scoperta dei globuli è stata per gli scienziati una grande emozione, perché potrebbero essere stati proprio globuli del genere a fornire la materia organica prima necessaria per la vita e, contemporaneamente, avere offerto una specie di guscio di protezione per i primi organismi.
Finora, malgrado la natura relativamente incontaminata dei frammenti di meteorite, non c’erano prove che i globuli fossero presenti originariamente nella meteorite e non fossero invece il risultato di una contaminazione terrestre. Oggi, le analisi degli isotopi radioattivi hanno dimostrato che i globuli non possono avere un’origine terrestre e devono essersi formati in condizioni di freddo intenso, probabilmente prima che il Sole si formasse. La ricerca è stata guidata da Keiko Nakamura del Johnson Space Center della NASA a Houston (Texas, USA) ed è stata pubblicata su “Science” (vol. 314, p. 1439).
I globuli sono arricchiti di forme pesanti di idrogeno e azoto, chiamate deuterio e azoto 15, rispettivamente, cosa che esclude la provenienza terrestre. La proporzione in cui sono presenti questi due elementi è caratteristica di un processo di formazione in un ambiente molto freddo, tra i 10 e i 20 gradi Kelvin sopra lo zero assoluto.
Questo significa che i globuli potrebbero essere più antichi del Sole, dato che temperature così basse corrispondono a quelle prevalenti nella nube di gas freddo dalla quale si è formata la nostra stella. In alternativa i globuli potrebbero essersi formati dopo il Sole, ma nell’epoca in cui i pianeti si stavano ancora sviluppando.
Le giuste temperature potrebbero anche essersi verificate nelle zone estreme del Sistema solare dove si pensa si siano formate le comete. È interessante che le comete contengono particelle di materia organica di dimensioni simili, anche se la forma di tali particelle non è nota.
In ogni caso, i globuli sono estremamente antichi, afferma Scott Messenger, un membro del gruppo di ricerca, anche lui del Johnson Space Center. “Stiamo cercando strutture originarie di oggetti organici che si siano formati prima della Terra,” ha detto a “New Scientist”. Secondo gli scienziati del gruppo Nakamura-Messenger, i globuli potrebbero essere stati importanti per l’origine della vita fornendo la materia prima e le strutture a membrana necessarie. Alcuni scienziati pensano che la presenza di certi tipi di contentitori, che potevano tenere separati la chimica interna di un organismo dall’ambiente esterno, rappresenta uno stadio cruciale per l’evoluzione della vita.
“Si tratta di una sorta di reminescenza delle strutture a membrana,” concorda Larry Nittler del Carnegie Institution di Washington DC (USA). Tuttavia sostenere che queste strutture abbiano innescato la vita sulla Terra è — secondo lo scienziato — pura speculazione.
David Shiga
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