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Primo legame tra uragani e cambiamenti climatici

Uno studio americano è riuscito a individuare un meccanismo climatico che causa l’aumento di intensità delle tempeste tropicali

Una balena mangia squali

Un possibile legame tra il riscaldamento globale e l’intensità degli uragani è stato portato alla luce da uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Geophysical Research Letters”. Lo studio è stato condotto da James Elsner della Florida State University di Tallahassee e suggerisce che il riscaldamento atmosferico conduca a un aumento di temperatura delle acque di superficie dell’Oceano Atlantico. A sua volta queste acque calde servono da “propellente” per la formazione degli uragani.

In realtà è da circa un anno che i ricercatori americani stanno cercando di capire i legami tra cambiamenti climatici e uragani. Da quando cioè nel 2005 ci furono 15 uragani, compresi quattro di categoria 5 (quella più forte in assoluto). Uno di questi fu Katrina, che travolse la città di New Orleans. Il dibattito, ancora in corso, cerca di capire se la stagione scorsa è stata semplicemente sfortunata o se in qualche modo si ripeterà a breve a causa dell’aumento della temperatura del pianeta.

Per cercare di dare una risposta a questo interrogativo, Elsner ha preso in esame i dati forniti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change e dalla National Oceanographic and Atmospheric Administration americana andando indietro nel passato di circa 50 anni. Ha così scoperto che ogni volta che la temperatura media dell’atmosfera a livello globale aumentava durante la stagione degli uragani (cioè nel periodo giugno-novembre) anche la temperatura dell’acqua dell’Atlantico tropicale saliva e quasi sempre questo si traduceva in una intensificazione delle tempeste tropicali.

“I risultati dello studio — dice Elsner — suggeriscono serie implicazioni per gli insediamenti lungo la costa del Golfo del Messico, non solo degli Stati Uniti, ma anche del Messico e dei Caraibi”. Però, lo studio non dice nulla su che cosa ci potremo attendere in futuro, né quantifica un eventuale aumento di intensità degli uragani.

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