Un articolo su "Nature" denuncia la grave situazione in cui si potrebbe trovare la Rift Valley.
Il virus dell'influenza aviaria potrebbe arrivare in poche settimane in Africa Orientale. L'allarme arriva dalla rivista "Nature" (vol 437 numero 7063) che pubblica un articolo sui rischi che l'Africa, e il mondo, corrono a causa della diffusione del virus H5N1.
Secondo Ward Hagemeijer del gruppo ambientalista Wetlands International di Wageningen in Olanda, a essere particolarmente a rischio è la regione della Rift Valley nell'Africa Orientale. Se il virus arrivasse laggiù le conseguenze potrebbero essere molto più pesanti di quanto già lo siano in Asia sudorientale. "Pensiamo che il virus arriverà laggiù perch éla rotta dei migratori punta in quella direzione", spiega Hagemeijer. Anzi alcuni migratori sono già arrivati nella regione.
Ancora non è chiaro comunque se siano i migratori a portare il virus, anche se la rotta seguita nella sua diffusione è proprio quella tenuta dalle grandi migrazioni di volatili. "L'impatto sull'Africa sarà diverso in modo drammatico rispetto all'impatto sull'Europa", avverte l'esperto. Le comunità rurali sulle sponde dei grandi laghi dell'Africa orientale dipendono pesantemente dall'allevamento di pollame per la sopravvivenza e vivono in stretto contatto non solo con i polli, ma anche con gli uccelli migratori.
La FAO si sta attivando per dare la massima assistenza possibile ai paesi africani e avverte che nel caso in cui il virus diventasse endemico in Africa, il rischio che muti causando una pandemia globale aumenterà in modo significativo. L'impatto più immediato sarà comunque quello economico. La perdita di pollame sarà pesantissima per le popolazioni locali e in particolare per le donne. Per loro, infatti, i polli rappresentano una delle principali fonti di vita e reddito.
Il problema è che i paesi della regione sono più arretrati di quelli dell'Asia orientale e quindi ci sono meno possibilità di individuare in tempo l'arrivo del virus. Senza contare che le popolazioni hanno un livello di alfabetizzazione più basso e quindi sarà molto difficile diffondere le informazioni necessarie per fermare l'epidemia tra i polli.
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