Le parole d'ordine per le prossime missioni planetarie sono bassi costi, mobilità e capacità di coprire aree molto vaste.
Il modo migliore per esplorare Marte e altri pianeti è usare una flotta di sonde poco costose e a bassa tecnologia, collegate fra loro. L'idea è venuta a Wolfgang Fink un fisico del Cal Tech Institute americano che ha pubblicato un articolo sulla rivista "Planetary and Space Science" (vol 53, 6 ottobre 2005).
Secondo l'articolo, nonostante i grandi successi ottenuti dai rover marziani o dall'orbiter Mars Odissey, il problema di queste sonde è che non sono integrate fra loro. Gli orbiter possono coprire solo una parte della superficie, mentre i lander possono atterrare solo su zone piatte, relativamente poco interessanti dal punto di vista geologico.
La soluzione è organizzare le prossime missioni a tre moduli diversi: spazio, atmosfera e suolo. Un orbiter avrà il compito una volta giunto su Marte di liberare un pallone atmosferico sui siti più promettenti individuati dallo spazio. Il pallone potrà a sua volta portare un piccolo lander o rover da depositare sul sito o una serie di piccoli sensori da liberare e lasciar cadere sul terreno.
In questo modo si soddisferanno i due principali requisiti delle missioni di esplorazione: la mobilità e la capacità di coprire vaste aree di terreno. I sensori potrebbero essere piccoli quanto una moneta e raccogliere dati solo su uno specifico fattore, ad esempio la temperatura o l'umidità.
Quindi l'idea di Fink consentirà di diminuire i costi e aiutare a raccogliere più dati per missioni che hanno un obiettivo particolare. Ma nel caso in cui la missione sia più generica, molti esperti temono che questa impostazione potrebbe tradursi in una limitazione eccessiva. Fink comunque intende sperimentare la sua idea sulla Terra nei prossimi mesi, con un pallone con a bordo un laptop, alcune videocamere e piccoli rover.
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