Il governo di Canberra sponsorizza una ricerca per valutare in che modo le compagnie assicurative discriminino i clienti sulla base del loro DNA.
La prima inchiesta al mondo sulle possibili discriminazioni genetiche fatte da compagnie assicurative è stata lanciata in Australia. Chiamato Genetic Discrimination Project è finanziato dal governo federale di Canberra e ha come obiettivo quello di valutare la fondatezza di un centinaio di proteste avanzate da persone sottoposte a test genetici da parte di compagnie assicurative al momento di stipulare assicurazioni sulla vita.
Fino a questo momento, il gruppo di ricercatori che si occupa dell'inchiesta ha intervistato 1185 persone, il 47% delle quali ha ammesso di essere stata trattata in modo ingiusto dopo che il test aveva evidenziato la presenza di certi geni che potevano essere legati a future malattie. Delle 438 persone che hanno avanzato questa protesta, 87 hanno fornito prove specifiche dei trattamenti ingiusti. Oltre a queste, il gruppo sta cercando di valutare l'attendibilità anche di altre 13 proteste.
Tra i casi riportati, c'è quello di una donna risultata positiva al test per il gene BRCA1 (che dà un'alta probabilità di cancro al seno) alla quale è stata rifiutata una assicurazione sanitaria che coprisse anche contro altre forme di cancro, anche se questo gene non è legato ad altri tipi di neoplasie.
Inoltre, il 15% delle persone ha ammesso di aver rinunciato a chiedere un'assicurazione sulla vita, dopo che gli era stato detto che sulla base dei test genetici non avrebbero potuto averne una. La maggioranza delle persone intervistate comunque ha ammesso che i test genetici hanno offerto dei benefici. In molti casi, un più facile accesso alle assicurazioni sulla vita, in altri la possibilità di fare ricorso a certe forme di medicina preventiva o a un cambiamento dello stile di vita.
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