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Parte la corsa alle miniere oceaniche

Una compagnia neozelandese ha iniziato a trivellare i depositi delle sorgenti idrotermali sul fondo dell'Oceano Pacifico.

La corsa alla nuova frontiera estrattiva comincia in questi giorni con la missione della compagnia britannica Seacore che ha come obiettivo quello di scavare miniere su depositi vulcanici a 2000 metri di profondità. La missione prevede di esplorare le acque intorno all'isola settentrionale della Nuova Zelanda e alle coste della Papua Nuova Guinea. A differenza di quanto successo negli anni Sessanta e Settanta, con la corsa ai noduli di manganese nelle profondità oceaniche a 4000-6000 metri di profondità (corsa bloccata dal costo eccessivo delle tecnologie), l'obiettivo sono depositi vulcanici a profondità inferiori.

Questi depositi (chiamati seafloor massive sulphides) sono formati dalle sorgenti idrotermali, cioè da veri e propri geyser sottomarini. L'acqua del mare, infatti, penetra nelle profondità della crosta terrestre e al contatto con il magma evapora e dissolve le particelle di oro, zinco, rame, piombo e zolfo contenute al suo interno. Tornando verso l'alto, a contatto con l'acqua di mare, questo gas solidifica le impurità contenute in esso in solfuri neri che formano delle vere e proprie "ciminiere" su questi geyser.

I primi a interessarsi a questi depositi furono i geologi negli anni Ottanta, ma da un punto di vista commerciale il loro sfruttamento non aveva senso. L'area coperta era piccola e al massimo si poteva sperare di estrarre 10 milioni di tonnellate di minerali, troppo poco per giustificare la spesa. Le cose poi sono cambiate negli anni Novanta, quando è diventato possibile sfruttare questi depositi senza le grandi infrastrutture necessarie sulla terra ferma rendendo l'operazione più sostenibile dal punto di vista economico. Soprattutto, invece che aprire un'unica grande miniera da 20 milioni di tonnellate, si può usare una nave per spostarsi su venti siti diversi e ricavare due milioni di tonnellate di materiale da ogni sito.

I problemi più grossi sono però di natura ambientale: le sorgenti idrotermali sono degli ecosistemi scoperti da poco e ben poco conosciuti. E sfruttarli dal punto di vista commerciale si potrebbe tradurre nella loro completa distruzione.

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