Uno dei principali bersagli delle critiche agli Ogm è caduto: si tratta del gene per la resistenza agli antibiotici, che è stato per la prima volta ottenuto da un vegetale, anziché da un batterio.
Un passo in avanti per rendere più sicuri gli organismi geneticamente modificati è stato realizzato da due ricercatori dell'Università del Tennessee di Knoxville, Neal Stewart e Ayalew Mentewab. I due ricercatori, infatti, sono riusciti a inserire nel genoma della pianta da modificare un gene resistente agli antibiotici di origine vegetale, invece che di origine animale come accade normalmente.
Per i ricercatori che producono Ogm, i geni resistenti agli antibiotici hanno l'unico scopo di fare da sentinelle, avvertendoli se l'inserimento dei geni per i tratti desiderati non è avvenuto correttamente. Per questo si inseriscono i due geni insieme, quello che renderebbe la pianta resistente agli antibiotici e quello che veramente si vuole inserire. Se i due sono stati incorporati nel genoma, allora l'organismo sopravvivrà all'esposizione agli antibiotici, rendendo palese l'avvenuta trasformazione. Questa tecnica, però, è sempre stata sotto il mirino degli ambientalisti, dal momento che il gene per la resistenza agli antibiotici viene ricavato dal batterio Escherichia coli. E non si può essere del tutto sicuri che questo gene non si trasferisca ad altri batteri, magari nell'intestino umano, creando un nuovo ceppo di super batteri resistenti agli antibiotici.
I due ricercatori americani sono riusciti a sostituire il gene di Escherichia coli con uno ricavato dall'Arabidopsis thaliana, una delle piante di cui è stata già ricavata la mappa del genoma. Questo gene è tre volte più grande di quello batterico, ed è di origine vegetale, cosa che riduce la probabilità che possa trasferire le proprie caratteristiche ai batteri. In un articolo sulla rivista Nature Biotechnology, i ricercatori spiegano di aver provato la tecnica con delle piante di tabacco, poi trattate con antibiotici. E il fatto che le piante abbiano continuato a crescere dimostra che il gene ha funzionato.
Le idee scientifiche sono un patrimonio collettivo. Farle pagare attraverso l'abbonamento alle riviste specialistiche comporta anche degli svantaggi economici. Lo sostengono dei ricercatori inglesi, in una lettera aperta al ministero britannico della scienza.
Due galassie si sono scontrate nella costellazione dei Pesci. E chi ha potuto vedere l'evento dalla Terra ha avuto un assaggio della fine che farà la nostra Via Lattea, quando, tra qualche miliardo di anni, andrà a collidere con Andromeda.
Due scienziati americani mettono fine alla polemica: il nucleo solido della Terra ha una diversa velocità di rotazione rispetto agli altri strati del pianeta. E l'osservazione si prepara già a modificare le teorie sull'origine e lo sviluppo della Terra.
Una riserva naturale troppo affollata e una troppo vuota. La soluzione: il trasporto di quattrocento pachidermi su degli speciali camion per i prossimi otto mesi.
Due team di ricercatori e un vecchio quesito. La soluzione? Leonardo ci aveva visto giusto: due superfici hanno un coefficiente di attrito più alto se sono simili a livello molecolare.
Sono in grado di riconoscere l'altezza dei singoli suoni e quindi sono i neuroni grazie ai quali possiamo ascoltare la musica. E anche riconoscere una melodia indipendentemente dallo strumento con cui viene suonata.
Se lo fa uno, lo fanno tutti: per i ricercatori che li hanno osservati, gli scimpanzé copiano i comportamenti dei loro simili, anche quando avrebbero delle valide alternative.
Non solo tridimensionale, ma anche capace di far sentire gli odori di una scena, proprio come se la si vedesse dal vivo. E il governo giapponese sta già investendo milioni di euro.
I vantaggi economici di questa scoperta sono potenzialmente enormi, soprattutto nal campo delle telecomunicazioni.
Un'altra missione per il vecchio telescopio spaziale: quella di identificare i siti lunari con le materie prime necessarie alla realizzazione di basi spaziali.
Il satellite Soho ha festeggiato la sua millesima cometa, scoperta, a un minuto dalla novecentonovantanovesima, da un astrofilo di Bologna.
Per adesso il progetto è destinato soprattutto agli astronauti, costretti a mangiare per mesi insapori pillole ipercaloriche. Ma presto, secondo i progettisti, il computer cuoco potrà essere a disposizione di tutti.
Grazie al satellite Swift, gli astronomi hanno potuto studiare i momenti che seguono all'esplosione: prima l'emissione di raggi gamma e poi di raggi X.