Il grande terremoto che doveva colpire la California entro domenica 5 settembre non c'è stato. Modelli previsionali sbagliati o non ancora abbastanza precisi?
Il grande terremoto che avrebbe dovuto colpire entro domenica scorsa la California meridionale per il momento non si è fatto sentire. Lo aveva predetto in gennaio un team di ricercatori dell'Università della California di Los Angeles, guidato da Vladimir Keilis-Borok. Secondo il professore, c'era una probabilità del 50 % di un terremoto di magnitudo 6.4 in una regione di 12 mila miglia quadrate a Est della metropoli californiana.
La previsione aveva suscitato una feroce polemica nell'ambiente scientifico. Nonostante alcuni successi (ad esempio la previsione di un terremoto di 6.3 nel 2003 in California e quella di un sisma di 8.1 a Hokkaido nel settembre dello scorso anno), la formula usata da Keilis-Borok non ha mai convinto pienamente tutti i ricercatori. Inoltre, anche nel caso in cui le previsioni si rivelassero affidabili al 100 %, una finestra di solo qualche mese non potrebbe consentire tutti gli interventi necessari a evitare i crolli e le distruzioni connesse a un terremoto che colpisce una zona abitata progettata senza tenere conto dei criteri antisismici. Dal'altro, se la finestra entro cui potrebbe avvenire l'evento è troppo grande (e in questo caso era di un paio di mesi) altre misure di sicurezza sarebbero troppo costose, come l'abbassamento dei livelli di acqua nei bacini idrici o la sospensione delle ferie per chi lavora nei servizi di emergenza.
Altri ricercatori sottolineano comunque come Keilis-Borok abbia avuto quantomeno il merito di mettere al centro del dibattito scientifico sui terremoti il tema della previsione. Un tema importante ma che rappresenta una grossa sfida. Anche perché riuscire a capire quando potrebbero capitare i sismi più pericolosi è difficile, soprattutto in una regione come la California dove ce ne sono circa 35 mila all'anno.
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