Il riscaldamento globale cambierà il volto del panorama forestale transalpino, riducendo l'area di diffusione di alcune specie e aumentando quella di altre.
Da qui al 2100 i cambiamenti climatici stravolgeranno completamente l'aspetto della foresta francese. L'allarme arriva da uno studio dell'Institut national de la recherche agronomique (INRA) che ha usato un modello climatico cosiddetto ottimistico per stimare l'evoluzione delle piogge e delle temperature in Francia. Secondo le simulazioni, se entro la fine del secolo ci sarà un raddoppio della quantità di anidride carbonica contenuta nell'atmosfera, la temperatura si alzerà di circa 2 gradi in tutto il paese. Gli effetti di questo aumento saranno però diversi a seconda delle regioni. Le piogge invernali aumenteranno in quelle settentrionali, mentre nel sud invece il trend stagionale virerà verso un clima più secco e arido.
Questi cambiamenti comporteranno un aumento di tre volte della superficie occupata da specie mediterranee come l'ulivo, il leccio e diversi tipi di pini che entro il 2100 occuperanno il 28 per cento della superficie nazionale contro il 9 per cento di oggi. A conoscere lo sviluppo più spettacolare saranno però alcune specie del sud ovest e del litorale bretone come il pino marittimo e la quercia lanosa. Queste colonizzeranno il 46 per cento del territorio nazionale contro il 17 per cento di oggi.
Tutte le altre specie tenderanno invece a diminuire, in particolare quelle di montagna che si sviluppano tra gli 800 e i 2500 metri e che vedranno le aree occupate scendere dal 16 al 6 per cento.
Le essenze delle pianure soffriranno soprattutto per la mancanza d'acqua: il faggio, ora diffuso su tre quarti del paese, rimarrà confinato al nord.
In generale il fenomeno potrà avere delle conseguenze disastrose sulla silvicoltura e sulla produzione di legname, anche se tutti i cambiamenti previsti nello studio rimangono ancora a livello potenziale.
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