Il materiale potrebbe rivoluzionare il modo con cui viene immagazzinato l'idrogeno, considerato il combustibile del futuro.
In un articolo pubblicato sulla rivista "Science", un team di ricercatori dell'Università di Newcastle upon Tyne e dell'Università di Liverpool in Gran Bretagna riferisce di aver scoperto un metodo sicuro per immagazzinare e liberare idrogeno per la produzione di energia. La loro tecnica si basa sull'uso di materiali nanoporosi, che presentano cioè minuscoli pori con un diametro centomila volte più piccolo dello spessore di un foglio di carta.
Da tempo l'idrogeno viene studiato come un possibile sostituto del petrolio, in vista dell'esaurimento dei carburanti fossili. Soprattutto però è un combustibile più pulito che non produce gas a effetto serra, come il biossido di carbonio, nel processo di combustione. L'idrogeno, infatti, avrebbe come sottoprodotto solo il vapor d'acqua, in una quantità poi del tutto paragonabile a quello emesso già oggi dai motori a scoppio alimentati a benzina.
Tuttavia, l'impiego dell'idrogeno come combustibile si trova ancora di fronte ad alcuni problemi di natura tecnica. Uno di questi è trovare un modo facile ed efficiente per immagazzinare l'elemento, che è particolarmente volatile e quindi tende a sfuggire facilmente dai serbatoi. Nessuna delle tecnologie attualmente esistenti fornisce le prestazioni richieste per produrre automobili alimentate a idrogeno in grado di competere con i veicoli tradizionali.
I ricercatori inglesi sono riusciti a iniettare il gas ad alte pressioni nei minuscoli pori di materiali progettati specificamente per ottenere una forma densa di idrogeno. La pressione viene poi ridotta per immagazzinare l'idrogeno in maniera sicura. Applicando calore, l'idrogeno viene liberato sotto forma di energia. "La cosa importante — sottolinea il chimico Matt Rosseinsky — è che l'idrogeno viene inserito ad alta pressione, ma custodito poi a pressioni più basse, un comportamento unico".
La Commissione riflette sulla debacle dei premi Nobel con sei vincitori americani e due israeliani.
La rivista "Newsweek" ha scelto le dieci tecnologie di domani che potrebbero cambiare radicalmente il nostro modo di vita.
Un vetrino da laboratorio con cellule cerebrali di un ratto è riuscito a pilotare con successo un simulatore di un aereo americano.
Le maree potrebbero favorire gli eventi sismici, almeno secondo un articolo pubblicato sulla rivista "Science".
Buona qualità, ma scienza insegnata senza alcun rapporto con la società. Ecco i problemi dei testi scientifici italiani.
Secondo i sindacati, l'Agenzia Spaziale Italiana attraversa un periodo difficile e intanto una proposta di legge vuole assegnarla al controllo della Presidenza del Consiglio.
Recenti analisi demografiche dimostrano che il tasso di fecondità più alto si ha in quei paesi dove il numero di matrimoni è minore.
Si tratta di astri con un movimento inusuale che potrebbero aver alterato la loro orbita per effetto dei bracci della Via Lattea.
Un gruppo di ricercatori guidati da Ignazio Ciufolini pubblica su "Nature" i risultati delle sue misurazioni dell'effetto di trascinamento dello spazio previsto dalla relatività.
Collisioni tra asteroidi grandi come catene montuose all'origine della nascita dei piccoli pianeti rocciosi.
L'impatto di una cometa caduta in Germania meridionale in epoca romana potrebbe aver rilasciato un'energia 5 mila volte superiore a quella di Hiroshima.
Un raggio magnetico per spingere un'astronave alla conquista del Pianeta Rosso.
Battezzato Cowboy Cluster si trova a circa 9000 anni luce dalla Terra.
Una ricerca estesa a tutto il mondo denuncia la grave minaccia che stanno correndo tutte le specie di rane, tritoni, salamandre e rospi.
Uno studio pubblicato su "Nature" e basato sui dati della sonda Opportunity suggerisce che i mari marziani hanno avuto vita breve.
MIUR, Conferenza dei presidi delle facoltà scientifiche e Confindustria alleate per dare nuova linfa allo studio della scienza nel nostro paese.
Gli scienziati di Oltremanica seguiranno i piccoli corpi celesti più vicini alla Terra per valutare se possono essere una minaccia per il nostro pianeta.
I grandi rettili erano in cattive condizioni già prima che l'asteroide cadesse sullo Yucatan causando una catastrofe di dimensioni planetarie.
La celebre legge recita che se qualcosa andrà male, lo farà e nel momento peggiore in cui potrebbe capitare.