La bioingegneria naturale protegge le uova di una specie di imenottero
Quello fra le vespe braconidi e i bruchi che colonizzano è un modello di parassitismo unico in natura: la vespa, quando depone le uova all'interno del corpo del bruco inietta anche delle particelle virali che aggirano il sistema immunitario dell'ospite e ne controllano la fisiologia. Oggi una nuova ricerca condotta da membri dell'Institut de recherche sur la biologie de l'insecte (CNRS/Université François-Rabelais Tours) in collaborazione con l'Università di Berna e il Genoscope di Evry, dimostra che all'interno di questi virus si trova il DNA della vespa, proveniente da un antenato comune di questi animali risalente ad addirittura 100 milioni di anni fa. Questi risultati, pubblicati su Science, potrebbero offrire nuove indicazioni per migliorare la terapia genica, una delle ultime frontiere mediche per la cura di patologie genetiche, ma anche delle neoplasie.
Le vespe braconidi depositano le uova nel corpo di alcuni bruchi, che sarà il nutrimento delle larve appena nate. Ma dato che l'organismo del bruco è un ambiente ostile, con un sistema immunitario in grado di uccidere le uova, iniettano anche delle particelle di virus in grado di neutralizzare le difese dell'ospite. In natura si osservano molti casi di simbiosi batteriche, ma questo è l'unico mai osservato dove il parassita controlla la fisiologia dell'ospite attraverso un virus.
I risultati dello studio dimostrano che un antico antenato delle vespe ha integrato nel proprio DNA i geni di alcuni nudivirus – virus che attaccano gli insetti, spesso usati anche come anticrittogamici -. Anche se questi geni oggi continuano a produrre particelle virali, lo fanno a favore della vespa che le inietta nell'ospite paralizzato. In pratica i nudivirus sono diventati dei vettori per trasportare materiale genetico della vespa nell'ospite.
Questo è proprio quello che succede nella terapia genica: del materiale genetico “buono” e terapeutico, viene inserito nell'organismo malato usando delle “navicelle” formate da virus svuotati del loro genoma dannoso. In pratica si sfrutta la capacità del virus di entrare in una cellula e inserire il proprio DNA nei cromosomi della cellula ospite, che inizia a riprodurlo come se fosse suo. Il DNA sano che viene aggiunto a quello ospite può andare a sostituire l'azione di un allele difettoso – nelle malattie genetiche -, o si aggiunge al codice genetico per produrre un effetto curativo – di solito per il trattamento di forme tumorali come la leucemia.
Fino ad oggi i risultati di questa terapia non sono stati apprezzabili, ma lo studio approfondito dei vettori naturali usati dalle vespe potrebbe rivelarsi estremamente prezioso.
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