La legge sui temi del testamento biologico che potrebbe essere approvata questa settimana in “tempi record” rischia di limitare le libertà di scelta individuali in materia di terapie mediche
L'Italia è scossa e divisa di fronte a quanto sta accadendo a seguito del “caso Englaro”: Beppino Englaro padre di Eluana, una donna in coma vegetativo da 17 anni, ha intrapreso una lunga battaglia legale perché vengano rispettate le volontà espresse dalla figlia prima dell'incidente che l'ha ridotta nel suo attuale stato di incoscienza permanente e irreversibile. Per rispettare queste volontà il padre chiede che vengano sospese l'alimentazione e l'idratazione artificiale che tengono in vita il corpo della figlia. Dopo anni di sentenze e ricorsi, la Corte di Cassazione, l'ultimo grado di giudizio possibile in Italia che si occupa di verificare se le sentenze siano in conformità con la legge dello Stato, “avrebbe” scritto la parola fine alla dolorosa vicenda dando definitivamente ragione alla famiglia Englaro.
“Avrebbe” perché sembra che la questione sia tutt'altro che chiusa. Pochi giorni fa il Governo ha infatti varato, all'unanimità, un provvedimento d'urgenza per impedire che vengano sospese le cure che tengono in vita Eluana. Il capo dello stato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha però rifiutato di firmare il decreto in quanto “non ha superato le obiezioni di incostituzionalità” che il presidente aveva già palesato nei giorni precedenti.
Un decreto incostituzionale dunque. Eppure il governo non si arrende e si ripromette di varare una legge in tempi brevissimi.
Da tempo in Italia si sente il bisogno di regolamentare il testamento biologico, ma i tempi affrettati del provvedimento che potrebbe essere approvato a breve danno poche speranze. Come si legge qui, la proposta – appena una settantina di parole – si riferisce solamente ad alimentazione e idratazione, e non si tratta certo di una legge quadro, organica e ragionata.
Dalla fine della seconda guerra mondiale e dopo il processo di Norimberga l'Europa si è sempre mossa nella direzione di enfatizzare l'autonomia del paziente, si pensi per esempio all'obbligatorietà del consenso informato – secondo il quale ogni cittadino deve essere correttamente informato sulle terapie e rilasciare un permesso formale prima di esservi sottoposto - . Il provvedimento che sta per essere approvato segna invece un brusco segnale d'arresto, volto a limitare l'autonomia della scelta individuale.
Giovanni Boniolo filosofo della scienza esperto di bioetica e, tra le varie cose, coordinatore del dottorato in “Foundation of Life Sciences and their ethical consequences” parla di legge “ad personam”: “è una legge estremamente limitata, che ha a che fare con una generalizzazione impropria di un caso estremamente particolare.”
Secondo Mario Riccio, medico assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” nei confronti del malato terminale Piergiorgio Welby, questa legge rischia di gettare nel caos la pratica medica: “è uno strumento col quale si impedirà la volontà del paziente,” spiega il medico che fa parte della consulta di Bioetica di Milano. “Il mestiere di medico è già particolarmente difficile: muoversi con questa legge sarà praticamente impossibile.”
Anche Boniolo è d'accordo: “una legge che è una pseudogeneralizzazione di un caso particolare sicuramente creerà dei grossi problemi per quanto riguarda la coerenza del nostro quadro legislativo.”
Se la proposta di legge presentata sabato scorso al Senato passerà “avrà degli aspetti incostutituzionali, lì dove si rifiuta di ricoscere il principio dell'autodeterminazione,” spiega ancora Riccio. Secondo lui così non si risolverà il problema che si è creato intorno alla famiglia Englaro: “al primo caso che si solleverà sarà subito portata davanti alla Corte Costituzionale, sarà questione di tempi estremamente brevi.”
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