Dimostrata la responsabilità delle attività antropiche nell'aumento della temperatura ai poli
I poli terrestri si stanno sciogliendo. Bella scoperta, ma l'uomo è veramente il responsabile del disastro?
Finora questa domanda ha messo in imbarazzo più di uno scienziato, perché, anche se l'influenza determinante dell'attività dell'uomo sul riscaldamento globale era ormai ampiamente dimostrata, restava da apporre il “timbro ufficiale” per decretare la responsabilità umana anche per il riscaldamento dell'Artide e Antartide.
Ora una nuova ricerca dell'University of East Anglia (Uea) sembra non offire alcun appiglio ai detrattori della lotta al riscaldamento globale: l'uomo è il responsabile anche del global warming dei poli.
Lo studio dei ricercatori dell'Unità di ricerca sul clima della Uea è stato pubblicato questa settimana da Nature Geoscience. Finora le ricerche, pur osservando una crescita esponenziale delle temperature sia nell'Artide che nell'Antartide in pochi decenni, non sono mai riuscite ad attribuire in modo insidacabile il repentino cambiamento all'influenza umana a causa della mancanza di dati.
Anche l'International Panel on Climate Change (Ipcc), che nel 2007 vinse il Premio Nobel per la pace assieme ad Al Gore, dichiarò che l'Antartide era l'unico continente dove restavaa ancora da stabilire la causa certa del cambiamento climatico. Finora.
I nuovi dati riguardanti la temperatura del terreno e le simulazioni di quattro modelli matematici dimostrano che la crescita delle temperature in entrabe le regioni non possono essere associate alle naturali variazioni climatiche, ma sono direttamente attribuibili all'uomo.
I risultati dimostrano che l'attività umana ha già causato un significativo riscaldamento, con un impatto sulla biologia, sulla vita delle comunità indigene, sul bilanciamento tra acqua solida e liquida e quindi sul livello dei mari.
“Questo è un lavoro molto importante”, ha dichiarato il Alexy Karpechko, dell'Unità di ricerca climatica della Uea. “Nonostante il riscaldamento dei poli sia stato molto enfatizzato in varie pubblicazioni, finora non si era perfettamente sicuri dell'influenza umana, – continua Karpechko – ma solo perché finora in Antartide questi rilevamenti non erano supportati da dati sufficienti”.
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