Gli insetti sociali adottano comportamenti altruisti per aumentare la probabilità di sopravvivenza del loro corredo genetico
Il comportamento sociale degli insetti ha provocato per anni forti dissidi nella comunità degli evoluzionisti. Oggi però un nuovo studio sembra finalmente chiarire il dibattito.
Lo stesso Darwin si era reso conto che la teoria della selezione naturale finiva per scontrarsi contro il comportamento di formiche, api e termiti. Secondo un'interpretazione “purista” della sua teoria infatti, ogni individuo si trova in competizione con gli altri quando si tratta di far sopravvivere i propri geni nelle generazioni future, un po' come sostiene anche Stephen Dawkins nella sua teoria del “gene egoista”.
Darwin e successivamente William Hamilton, che per primo ha proposto il concetto di “selezione parentale”, sostengono che gli insetti aiutano i propri parenti per favorire quella parte di corredo genetico che condividono con loro: più stretto il legame di parentela maggiori comportamenti altruistici.
Questa posizione però è stata smentita nel 2005 dai lavori di Edward Wilson, il fondatore della sociobiologia, che ha dimostrato che il tasso di parentela nelle colonie di insetti sociali è in realtà relativamente basso. Secondo Wilson i comportamenti altruistici si spiegherebbero in maniera diversa: gli individui hanno maggiori probabilità di sopravvivere quando cooperano piuttosto che quando operano in maniera solitaria, un'ipotesi che contrasta con 45 anni di ricerca scientifica e con la teoria di Dawkins.
L'ultimo lavoro di William Hughes, delle università di Sidney e del Sussex, smentisce però i dati di Wilson. Lo scienziato attraverso la metodologia della marcatura genetica abbinata alle tecniche statistiche ha determinato il grado di parentela all'interno di alcune colonie di api, vespe e formiche, dimostrando che in realtà si sono rivelate strettamente imparentate.
Questa è la prima prova sperimentale a favore della selezione parentale. In una recente intervista Wilson ha sfidato la comunità scientifica a produrre una prova che falsificasse la sua teoria, cosa che è regolarmente accaduta.
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