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La politica del cervello

Uno studio condotto alla New York University, negli Stati Uniti, dimostra che potrebbero esserci anche delle differenze neurologiche alla base della scelta di un partito o schieramento politico.

La mente

Siete di destra o di sinistra? A determinarlo potrebbe essere non solo la vostra simpatia per un determinato personaggio o partito politico, bensì alcune piccolissime differenze a livello neurologico.

La scoperta arriva da un gruppo di ricercatori della New York University, negli Stati Uniti, che da tempo sta cercando di individuare possibili connessioni tra politica e cervello.

L'ipotesi da cui sono partiti è che proprio attraverso un monitoraggio dell'attività del nostro cervello si possa determinare per che partito voteremo.

Lo studio che hanno condotto ha dimostrato che esiste una differenza nell'attività cerebrale di liberali e conservatori (i due grandi schieramenti nord-americani) osservata mentre gli veniva chiesto di partecipare a un piccolo esperimento.

Ricerche fatte in passato avevano già dimostrato che liberali e conservatori si comportano in modo differente (e ottengono punteggi differenti) quando sottoposti a quelli che vengono chiamati "psychological profiling tests", ovvero test del profilo psicologico.

David Amodio e i suoi colleghi alla New York University hanno cercato di individuare le cause alla base di questa differenza, attraverso un esperimento condotto su 43 volontari.

Durante l'esperimento hanno chiesto ai partecipanti di marcare, su una scala che andava da -5 (liberale) a 5 (conservatore) il livello del proprio schieramento politico.

In seguito, i partecipanti sono stati fatti sedere davanti al monitor di un computer, e gli è stato chiesto di premere uno dei due bottoni presenti, in base a quello che vedevano davanti ai loro occhi sullo schermo del computer: una "M" o una "W". Tra una "risposta" e l'altra veniva concesso un tempo molto breve, pari a mezzo secondo, creando un effetto di pressione a reagire il più in fretta possibile.

Ogni partecipante è stato sottoposto a prove composte da 500 stimoli, in ciascuna delle quali la stessa lettera veniva riproposta, in ordine sparso, nell'80 per cento delle schermate che comparivano. Questo per far si che si sentissero influenzati a premere più volte di seguito lo stesso pulsante.

"Se ti viene mostrato lo stesso stimolo per varie volte, una di seguito all'altra, l'effetto è che quando viene introdotto un nuovo stimolo suscita sempre un effetto di sorpresa, anche se ad alternarsi sono smplicemente due lettere, come nell'esperimento", afferma David Amodio.

Quando la lettera meno frequente compariva sullo schermo, le persone che si erano definite come conservatori (ovvero che avevano fatto una croce tra 1 e 5 nel questionario iniziale) hanno schiacciato il bottone sbagliato, ovvero quello che erano state indotte ad abituarsi a schiacciare ripetutamente, nel 47 per cento delle volte.

Al contrario, coloro che si erano definiti liberali (tra -1 e -5 nel questionario) hanno dimostrato di avere tempi di reazione più rapidi, sbagliando pulsante solo il 37 per cento delle volte.

Durante l'esperimento i ricercatori hanno monitorato l'attività cerebrale dei partecipanti, attraverso la tecnica dell'elettroencefalogramma. In questo modo è emerso che i "liberali" presentavano un'attività cerebrale doppia rispetto ai "conservatori" in una zona del  cervello chiamata corteccia cingolata anteriore.

Si ritiene che quest'area del cervello funzioni come un "freno mentale", ovvero aiuta la mente a riconoscere situazioni di "no go", ovvero in cui è necessario fermarsi, trattenersi dal ripetere un'azione che consideriamo abituale.

La nuova scoperta è stata definita "interessante e provocante", in quanto teoricamente può permettere agli studiosi di prevedere per che partito voterà una persona, a partire dal monitoraggio dell'attività cerebrale, come afferma Jordan Grafman, responsabile della sezione di neuroscienze cognitive del National Institute of Neurological Disorders and Stroke a Bethesda, nel Maryland, Stati Uniti.

Secondo David Amodio, il fatto che i liberali ottengano un livello di accuratezza maggiore nelle reazioni/risposte in cui devono schiacciare il bottone non significa in nessun modo che siano "migliori" rispetto ai conservatori.

"Sicuramente ci sono altre azioni, altri stimoli che se proposti in un esperimento potrebbero portare a risultati opposti, ovvero un miglior posizionamento dei conservatori rispetto ai liberali. Ad esempio, in una situazione dove sono presenti molti fattori di distrazione, il maggiore livello di adattamento alla ripetizione dei conservatori potrebbe tornare più utile", spiega Amodio.

Secondo lo studioso, queste piccole differenze a livello cerebrale potrebbero essere in parte responsabili della scelta di uno schieramento politico rispetto a un altro.

"I conservatori spesso dicono che i liberali passano troppo tempo a pensare invece che agire", commenta Matt Newman della Arizona State University a Phoenix, in Arizona. "Tuttavia credo che sia esagerato dedurre da questo che ci sia una differenza biologica tra chi è di un partito o di un altro", afferma.

"In ogni caso, la dimostrazione che i conservatori si legano più facilmente alle abitudini è molto interessante, soprattutto in vista del fatto che anche altri studi precedenti hanno dimostrato che sono più resistenti ai cambiamenti rispetto ai liberali".

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