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Scoperto in Perù un antico osservatorio solare

Sulle coste del Perù è stato forse scoperto il primo osservatorio solare di tutte le Americhe.

Chankillo

Nel sito cerimoniale sono state rinvenute prove di sofisticati 'culti del sole' praticati in America del Sud almeno 2.300 anni fa ("Science", vol 315, p 1239). Esistono altre strutture antiche, come per esempio Stonehenge – che risale a 5.000 anni fa – allineate con l'alba e il tramonto nei giorni di solstizio - che coincidono approssimativamente al 22 giugno e il 22 dicembre, quando il sole raggiunge il punto di massima altezza sopra o sotto l'equatore.

Già in precedenza, alcuni archeologi avevano scoperto in Perù frammenti di un recipiente vecchio di 4.000 anni con disegnata l'immagine di un “dio del bastone” che emana raggi dal capo, forse in similitudine con il Sole. I documenti storici parlano anche dei cosidetti “pilastri del Sole”, che fanno pensare che la civiltà Inca usasse osservare l'astro già attorno al 1500 a. C. – probabilmente per capire i momenti giusti per la semina -, anche se oggi non rimane traccia di queste costruzioni.

Gli Inca organizzavano riti pubblici per osservare l'alba o il tramonto in posizioni prefissate sull'orizzonte e gli stessi leader politici Inca reclamavano la loro autorità attraverso la presunta discendenza dal sole.

Ivan ghezzi dell'Istituto Nazionale di Cultura di Lima, Perù, e Clive Ruggles dell'Università di Leicester, Regno Unito, pensano che anche le civiltà peruviane risalenti al quarto secolo a. C. precedenti a quella Inca osservassero il Sole. Questa conclusione si basa sull'analisi di un sito archeologico fortificato che sorge sulla costa peruviana chiamato Chankillo.

Secondo i ricercatori la zona centrale del complesso, ritenuta a lungo essere parte di un forte, un centro cerimoniale o un tempio fortificato, avrebbe in realtà avuto funzione di osservatorio solare. All'interno di Chankillo, tredici torri rettangolari equidistanti percorrono un cresta (un po' come una colonna vertebrale) che da certi particolari punti di vista crea una sorta di orizzonte artificiale. Sui due lati di questa costruzione ci sono i resti di un osservatorio occidentale e di uno orientale, che secondo gli scienziati dovevano essere usati per osservare l'alba o il tramonto fra le torri. Durante il solstizio d'estate, il Sole sorgeva fra la prima torre e una montagna vicina, il Cerro Mucho Malo, mentre durante il solstizio d'inverno l'alba si posizionava vicino alla tredicesima torre. Il sole appariva solo per uno o due giorni nello spazio fra le torri, impiegando sei mesi per spostarsi dalla prima all'ultima.

Si pensa per questo motivo che le torri servissero a dividere l'anno in intervalli regolari della durata di circa 10 giorni – il tempo che serve al sole per passare da una torre a quella successiva nella parte centrale della struttura.

Il luogo potrebbe essere stato usato per riti pubblici e feste associate con le stagioni e il Sole. Gli scavi hanno portato alla luce offerte di vasellame, conchiglie e altri manufatti in un'apertura vicino al punto di ossevazione occidentale. I ricercatori sostengono che gli abitanti del sito erano probabilmente coinvolti in pratiche rituali come quella di passare attraverso un corridoio esterno lungo quaranta metri fermandosi in corrispondenza delle aperture per guardare le torri.

Pare comunque che gli esperti che si occupavano abitualmente di monitorare i movimenti del Sole lavorassero in privato, guardando la luce del Sole mentre cadeva su un muro o attraverso una finestra. “Sembra che l'accesso ai punti di osservazione fosse fortemente limitato” scrivono gli autori. “Quelli che vi potevano accedere e avevano il privilegio di dirigere le cerimonie, avevano anche il potere di regolare i ritmi, l'orientamento ideologico e i riti che tenevano uniti questi popoli,” continuano gli scienziati. “Per questo motivo, il culto del Sole e le credenze cosmologiche a esso collegate potevano servire a legittimare l'autorità di una classe elitaria, proprio come sarebbe avvenuto nell'impero Inca due millenni dopo.”

David Dearbone, un fisico del Lawrence Livermore National Laboratory della California, USA, pensa che lo studio sia molto interessante. “Con tutta l'abbondanza di prove sull'interesse degli Inca per l'astronomia, e del suo uso a scopi sociali, gli archeologi hanno a lungo sospettato che anche le culture precedenti si siano interessate a queste attività,” ha detto lo scienziato al New Scientist. “Alla fine, grazie a questo lavoro, si è trovata la prova materiale di queste congetture”

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