Uno studio dimostra che una piccola minoranza di invasori germanici avrebbe tenuto segregata per due secoli una popolazione di due milioni di britannici, imponendo il proprio bagaglio genetico
Tra il V e il VII secolo dopo Cristo gli invasori sassoni potrebbero aver creato in Inghilterra una sorta di segregazione etnica a spese delle popolazioni native. Sarebbe la conclusione di uno studio pubblicato sui Proceedings of the Royal Society B che ha simulato al calcolatore l'evoluzione del corredo genetico maschile a partire dall'arrivo di una piccola popolazione di migranti proveniente da Germania, Olanda e Danimarca.
Gli studiosi si sono interrogati su quale meccanismo abbia permesso in soli due secoli al patrimonio genetico di qualche decina di migliaia di invasori sassoni di imporsi su quello di due milioni di britannici. Le prove storiche avevano già in precedenza dimostrato che in quel tempo le vite degli anglosassoni valevano più di quelle dei nativi. Per esempio le somme da pagare come rimborso alle famiglie di anglosassoni uccisi erano molto più alte di quelle destinate ai britannici.
Mark Thomas, biologo evoluzionista dello University College di Londra e autore della ricerca, ha detto: "Abbiamo analizzato un ampio numero di combinazioni differenti considerando il tasso di matrimoni interetnici e il vantaggio riproduttivo degli anglosassoni. Gli invasori maschi avevano 1,8 volte più probabilità dei nativi di potersi riprodurre, quindi sono bastate solo cinque generazioni o 175 anni per fare in modo che il cromosoma y germanico superasse il 50 per cento del totale".
La spiegazione che si sposa meglio con questa fotografia genetica è quella di una sorta di apartheid a cui gli invasori avrebbero sottoposto le popolazioni britanniche. La superiorità militare ed economica degli invasori avrebbe svantaggiato pesantemente i nativi dal punto di vista riproduttivo. Ciò spiegherebbe l'abbondanza di cromosomi maschili germanici nel corredo genetico dell'Inghilterra di oggi.
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