La mappa aggiornata dei venti sui cinque continenti mostra che le turbine eoliche potrebbero coprire di 40 volte il fabbisogno di energia elettrica.
La mappa più completa mai realizzata dei punti nei quali sarebbe possibile costruire in tutto il mondo una centrale eolica mostra che questo tipo di energia rinnovabile potrebbe placare la fame di energia del pianeta. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research — Atmospheres da un gruppo di ricercatori dell'Università di Stanford in California guidati da Christina Archer e Mark Jacobson, l'eolico, se sfruttato pienamente, potrebbe produrre qualcosa come 72 terawatt di energia pari a 40 volte il fabbisogno mondiale di energia elettrica registrato nel 2000. Basterebbe realizzare solo il 20 per cento delle potenzialità dell'eolico per poter risolvere ogni problema di energetico mondiale.
"I nostri dati — aggiungono i ricercatori — vanno presi con una certa cautela, anche perché in molti continenti mancano buone stime sulle potenzialità dei venti". I siti migliori si trovano lungo le coste del Mare del Nord in Europa, nella parte meridionale dell'America Latina, nell'isola di Tasmania e in Nord America nella regione dei Grandi Laghi e delle coste nord-orientali e nord-occidentali.
Negli ultimi cinque anni, comunque, il tasso di crescita della costruzione delle turbine eoliche è stato imponente, toccando un più 34 per cento l'anno. Mancano però buoni dati dall'impiego sul campo delle turbine eoliche, dati necessari se si vogliono aiutare gli ingegneri a costruire macchine migliori e più efficienti.
Nonostante i forti tassi di crescita, ancora oggi l'eolico produce solo mezzo punto percentuale del totale di energia elettrica prodotto in tutto il mondo. Questo, secondo gli esperti, dipende da due fattori: primo, la mancanza di dati affidabili sul vento per decidere dove costruire le centrali. Secondo, l'idea sbagliata che il vento sia inaffidabile come fonte di energia.
È una simulazione ha anche visto la nascita delle quasar ottenendo così per la prima volta un risultato così ampio.
Uno studio su un portale ungherese dimostra che le news sulla rete non sopravvivono in media più di 36 ore.
L'uomo scagionato dall'accusa di aver distrutto la megafauna del Pleistocene dal continente australiano.
Le cerimonie con l'uccisione dei bambini durante l'impero incaico avevano un profondo significato sociale e politico oltre che religioso.
Lo studio condotto da ricercatori italiani ha permesso di misurare il restringimento dell'orbita delle due stelle.
Dalle pagine di Science un modo per spiegare una delle congetture più famose su questi numeri.
I suoi lavori sui sistemi non lineari complessi gli sono valsi il l'equivalente per la matematica del Nobel.
Sempre più travagliata la nascita del reattore sperimentale a fusione nucleare.
Un gioco di attrazione gravitazionale tra i giganti gassosi spiegherebbe perché il Sistema solare è così come lo osserviamo oggi.
Nel tentativo di favorire lo sviluppo dei progetti di colonizzazione, la Nasa offre 250 mila dollari per estrarre l'ossigeno dal suolo lunare.
La struttura di rete dei viaggi aerei internazionali offre lo strumento per evitare la diffusione di malattie epidemiche.
Su Science ricostruite le caratteristiche del sisma che a Santo Stefano ha causato lo tsunami nell'Oceano Indiano.
Due equipe di ricercatori l'hanno scovata nei parchi nazionali della Tanzania.
La parte interna del continente antartico è sempre di più ricoperta dai ghiacci: ma la penisola continua a perdere i suoi ghiacciai.
L'ipotesi emerge dalla datazione di alcuni resti trovati nella Repubblica Ceca: sono le ossa di sapiens più vecchie d'Europa.
Una tecnologia a raggi X ha consentito di leggere al di sotto di un libro di preghiere scoprendo il testo di una delle più importanti opere dell'antico matematico.
Si chiama Y (3940) e sembra essere una particella ibrida dalla vita molto breve.
Una versione genetica del Monopoli è il gadget più atteso del congresso dei genetisti americani.
Secondo uno scienziato russo per trasformare la Siberia in una verde prateria, basta riportarci i grandi mammiferi, che vivevano là nel Pleistocene.