L'analisi conferma i dati sismologici. Ma i suoni non sono stati fatti ascoltare ai giornalisti, perché raccolti da strumenti classificati "segreti".
Il terremoto che ha colpito Sumatra lo scorso 26 dicembre ha causato non solo il disastroso tsunami ma anche moltissimo rumore sottomarino. Questo rumore è stato captato da cinque sensori idroacustici che circondano l'Oceano Indiano e che dovrebbero individuare eventuali esperimenti atomici segreti.
I risultati delle analisi sono stati pubblicati sulla rivista "Geophysical Research Letters" da Catherine de Groot—Hedlin della Scripps Institution of Oceanography dell'Università di San Diego. Vista però la natura "sensibile" dei dati raccolti, l'Aeronautica americana ha deciso di non permettere l'ascolto dei suoni registrati.
I suoni comunque confermano i dati sismologici: la rottura si propaga lungo la faglia per una lunghezza di 400 miglia a una velocità di 5 760 miglia all'ora e poi rallenta a 3 350 miglia all'ora nelle ultime 100. I sensori hanno inizialmente individuato un suono a bassa frequenza immediatamente successivo al terremoto, un rombo molto profondo. Segue poi una pausa molto lunga e un suono ancora più profondo, prolungato e a frequenza più alta, all'interno della gamma che può essere udita dall'orecchio umano. Probabilmente quindi, il suono è stato sentito anche da molti organismi marini.
Il primo suono è legato alla propagazione dell'onda sismica che è passata attraverso il fondale oceanico e ha fatto vibrare il fondo sul quale erano posati i sensori. Quindi non era il suono vero e proprio della rottura della faglia. Il secondo invece era l'effettivo segnale dell'onda di rottura che ha viaggiato attraverso l'acqua fino a raggiungere i sensori. Oltre a questi suoni sottomarini c'è stata anche una componente di "infrasuono" che avrebbe potuto far riverberare lo tsunami anche nell'atmosfera. Ma su questo tema le analisi sono ancora in corso.
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