Non si fa ingannare dagli spostamenti dello zooplancton ed è capace di modificare le sue abitudini pur di cacciarne le quantità maggiori che può.
Il secondo pesce più grande al mondo dopo lo squalo balena, cioè lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), è un predatore molto più efficiente di quanto pensato fino a oggi. Lo rivela un articolo pubblicato sulla rivista Journal of Animal Ecology da un gruppo di ricercatori coordinato da David Sims della Marine Biological Association. Secondo Sims, lo squalo elefante è in grado di cambiare le proprie abitudini di caccia, in modo da catturare quanto più plancton possibile.
Come lo squalo balena e le balene, lo squalo elefante si nutre facendo passare grandi quantità di acqua di mare nella sua bocca e filtrando i minuscoli organismi dello zooplancton. La ricerca, condotta nelle acque profonde al largo dell'Irlanda Sudoccidentale e in quelle più basse al largo di Plymouth (Inghilterra), mostra che gli esemplari hanno comportamenti diversi a seconda delle zone di caccia. Gli squali nelle acque profonde seguono un comportamento normale, cacciando lo zooplancton in superficie al tramonto e nuotando più in profondità all'alba. Nelle acque di Plymouth invece seguono una tattica esattamente contraria. "È la prima volta che si nota un comportamento simile tra i predatori che si nutrono di plancton", scrive Sims.
Lo squalo elefante sembrerebbe quindi rispondere ai cambiamenti nel movimento verticale dello zooplancton. Lo zooplancton, infatti, ha sviluppato una varietà di comportamenti per evitare di essere mangiato, ad esempio spostandosi vicino alla superficie di notte per un certo periodo e poi cambiando abitudini per disorientare i predatori. Oltre a evidenziare la grande adattabilità dello squalo elefante, la ricerca permetterà anche di stimare con più precisione il numero di esemplari di questa specie che è a rischio a causa della pesca intensiva.
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