Secondo un ricercatore americano, sulle lunghe distanze le leggi della gravità sarebbero diverse da quelle accettate oggi.
Alcuni punti non ben definiti nella teoria della relatività e l'accelerazione dell'espansione dell'Universo potrebbero essere spiegati grazie a più accurate misure dell'orbita lunare. Ad avanzare questa teoria è un ricercatore della New York University, Gia Dvali, che ha presentato un paper al convegno annuale della American Association for the Advancement of Science in corso in questi giorni a Washington.
L'accelerazione dell'espansione dell'Universo non può essere spiegata dalle forze conosciute oggi, per questo gli scienziati hanno introdotto un concetto noto come energia oscura. Gia Dvali ritiene però che dell'energia oscura non ci sia proprio bisogno. Basterebbe misurare accuratamente l'orbita del nostro satellite per risolvere ogni problema.
L'idea del ricercatore è quella di misurare l'orbita sparando un raggio laser sugli specchi lasciati dagli astronauti dell'Apollo 11 sulla Luna e misurando il tempo necessario al loro ritorno. Questo è stato già fatto, ma grazie ad alcuni strumenti messi a punto da Tom Murphy, Chris Stubbs e Eric Adelberger alla University of Washington di Seattle, potrebbe essere fatto con una precisione molto superiore al passato.
I risultati potrebbero far emergere sottili variazioni dell'orbita dipendenti da alcune proprietà della forza di gravità finora poco conosciute. Dvali pensa infatti che su distanze molto grandi la gravità "filtri" all'interno di altre dimensioni causando l'accelerazione. "Su distanze molto grandi la legge di gravità potrebbe essere diversa da come la intendiamo oggi", ha detto infatti Dvali, presentando la sua ipotesi al convegno di Washington. Ora non resta che aspettare le misurazioni.
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