La scienza esce fuori dai luoghi istituzionali e si trasferisce intorno ai tavolini di un bar. Esplodono nel mondo i "café scientifique" e stavolta l'Italia non è da meno.
Sono in crescita in tutto il mondo i "café scientifique". In locali attrezzati come un bar uno o più esperti di problematiche scientifiche vengono chiamati a discutere con il pubblico. Lo scopo: favorire l'accesso alle informazioni e al dibattito sulla scienza anche a quelle persone che sentono la difficoltà di un approccio tradizionale, accademico, all'informazione scientifica. La notizia arriva da un editoriale sulla rivista scientifica Nature. E il 21 e 22 maggio scorso, in Gran Bretagna, a Newcastle upon Tyne, si sono riuniti i rappresentanti di "café" provenienti da 11 paesi differenti, dall'Argentina al Giappone.
I primi café scientifique sono nati nel 1997 in Francia e ora in paesi come la Gran Bretagna stanno diventando un vero e proprio network, finanziato in parte (con circa 175 000 sterline, cioè 300 000 euro) da Wellcome Trust. Ma gli organizzatori si trovano a lottare su due fronti. Da una parte, la resistenza del mondo accademico, dall'altra lo scetticismo di alcuni critici i quali sostengono che queste iniziative finiscono per venire consumate da quella classe media istruita che è già sensibilizzata ai temi della scienza.
Anche in Italia questa pratica sta ora prendendo piede, anche se forse un po' in ritardo rispetto ad altri paesi europei, i caffè scientifici sono da poco approdati anche in Italia.
A Torino, Trieste e Bologna è arrivato questo nuovo modo di comunicare la scienza, tanto da diventare un appuntamento a scadenza fissa spaziando da temi attuali, come quello dei brevetti e della proprietà intellettuale, ad argomenti più specialistici come le neuroscienze.
A Bologna, a marzo, si è tenuto il primo esperimento italiano di caffè scientifico ufficialmente riconosciuto dall'organizzazione internazionale dei Caffè scientifici, che detta una serie di canoni e assiste chi voglia organizzare questo genere di eventi.
Un enorme meteorite, risalente a circa due miliardi di anni fa, si sarebbe schiantato sul suolo del Canada con una forza tale da sprofondare nelle viscere della terra e portare in superficie in un raro metallo.
In condizioni di clima secco, sarebbero le piante degli ambienti piovosi a sopravvivere meglio. E non i cactus, come ci si aspetterebbe. Questa osservazione conduce gli scienziati a introdurre un nuovo parametro per lo studio degli ecosistemi.
Il grande progetto cinese, sarà la diga idroelettrica più grande del mondo, con il suo chilometro e mezzo di larghezza sul fiume Yangtze. Adesso, dopo una storia tormentata di fallimenti tecnici e proteste sociali, la diga comincia a funzionare.
Si appiccicano e si staccano, poi si riappiccicano e si ristaccano. Anche dozzine di volte. Sono le condensine, proteine che tengono compatti i filamenti di Dna nel nucleo della cellula, e funzionano proprio come il velcro.
I nostri codici segreti, password e i numeri della carta di credito, preda dei pirati informatici rimangono per anni nel pc. Grazie alla simulazione di un sistema informatico oggi possiamo pedinare i dati sensibili.
Potrebbero sostituire i circuiti elettronici e trasformare gli attuali pc in pezzi da museo. Grazie cristalli particolari messi a punto al Mit a Boston si aprono prospettive per nuovi circuiti che funzionano a fotoni.
I corridoi percorsi da una specie di tartaruga a rischio estinzione potrebbero aiutare gli ecologisti a preservarla dalla caccia dei pescatori. Ma la viabilità dei due oceani è risultata molto diversa per le migrazioni dei rettili marini.
Quattordici tempeste tropicali potrebbero colpire i Carabi e le coste meridionali degli Usa, e circa la metà si potrebbero trasformare in uragani. E dietro a tutto ci sarebbe il riscaldamento dell'Oceano Atlantico e dell'atmosfera, il cambiamento delle correnti che dal sud risalgono a nord.
I resti fossili di alcune rocce tunisine e il verso del guscio di vecchie conchiglie confermerebbe che i dinosauri sono morti a causa dell'abbassamento delle temperature successivo a un grande impatto di asteroide.
Sembrava che a fare la differenza di uomini e scimpanzé ci fosse appena un 1,5% del genoma. Un nuovo studio però mostra come le differenze sono più profonde di quanto si pensava e sono da cercare nel modo in cui dai geni si arriva alle proteine.
Ricercatori statunitensi hanno dimostrato che nella costruzione di un ricordo intervengono anche le zone del cervello che integrano gli stimoli olfattivi. E così che quando si richiama un ricordo si ha la sensazione di sentire gli odori associati ad esso.
L'onda di calore prodotta dall'impatto dell'asteroide caduto sullo Yucatan 65 milioni di anni fa avrebbe ucciso gran parte dei dinosauri in poche ore. La nuova ipotesi è stata pubblicata sul Bulletin of the Geological Society of America.
Grazie alla proteomica ricercatori italiani hanno isolato gli enzimi della flora fermentante del vino responsabili della produzione di istamina che provoca così tanti disturbi, fra cui quel fastidioso mal di testa.
I canali che si vedono sulla superficie del pianeta Marte potrebbero non essere solo il frutto di fiumi che in passato scorrevano sul pianeta. Una nuova ricerca attribuisce la topologia della superficie del pianeta anche a "fiumi di sabbia".
È un sasso spaziale di circa un chilometro di diametro che orbita tra la Terra e Mercurio e si spinge fino a soli 50 milioni di chilometri dalla nostra stella.
La missione del lander inglese destinato a scendere su Marte nel Natale scorso minata fin dall'inizio dalle scarse risorse. Lo dice un'inchiesta dell'Agenzia Spaziale Europea.
Il Commissario europeo Busquin pensa che sia possibile battere la concorrenza giapponese e costruire in Francia il reattore sperimentale a fusione nucleare.