Scienza e tecnologia hanno una grande importanza nella vita di tutti giorni. L’interesse nei confronti della scienza è alto: le riviste di divulgazione sono in crescita, i programmi televisivi di scienza hanno ottimi ascolti. Ma allo stesso tempo aumenta la diffidenza, che in certi settori sociali sfocia nella paura e nell’ostilità aperta nei confronti della scienza e della tecnologia, come si vede dalle parole dei bambini intervistati:
“Secondo me gli scienziati fanno gli scienziati, quelli cattivi, perché magari in futuro staranno male e le medicine se le tengono tutte per loro”.
“Uno scienziato terrorista che ha la pistola e spara alle persone. Mitraglia e mette bombe atomiche nelle case”.
Per studiare come le persone vedono la scienza e come
si pongono nei suoi confronti, al di là della conoscenza razionale, esplicita, è
importante considerare quella rete complessa, razionale, ma anche emotiva, in
cui si collocano le informazioni ricevute dall’esterno. Questa rete è
patrimonio di tutti, esperti e non esperti, adulti e bambini. Il rapporto tra
ciò che è scienza e ciò che non lo è, tra esperti e persone comuni, è
ricostruito da ciascuno secondo criteri diversi, che sono determinati
dall’immaginario scientifico e che spesso mettono in ombra gli aspetti
ufficiali della scienza.
“Non mangia, non ha famiglia, non ha mamma … è nato nel mondo, la scienza l’ha creato”.
“Ci sono degli scienziati pazzi come Frankenstein … lo scienziato cattivo che fa delle pozioni per attirare l’attenzione, poi potrebbe morire o sentirsi male”.
Tra le vesti ufficiali di cui la
cultura scientifica si ricopre, sono particormente interessanti l'apprendimento formale e
informale e il coinvolgimento degli
scienziati nelle questioni sociali e dei cittadini nel sostegno alla scienza, come raccontano Pietro Danise e Adriana Valente. Apprendimento e coinvolgimento sono particolarmente legati al pubblico di bambini e giovani.
“Quando si sente solo ha un telefono con cui chiama gli amici e gli chiede di aiutarlo nelle ricerche”.
“Sì, gli amici ce li ha dentro il laboratorio, i compagni di laboratorio, poi ogni tanto, alla sera, va a trovare la mamma”.
E su come bambini e giovani percepiscono la scienza, è fondamentale l’influenza della comunicazione dei non-esperti (insegnanti, famiglia, scrittori di divulgazione, animatori scientifici, televisione ecc.) ancor più di quella degli scienziati che comunicano direttamente attraverso la divulgazione. Inoltre, i pubblici ai quali è comunicata la scienza (dalle ong agli insegnanti, dai politici ai giornalisti, dai manager dell’industria al pubblico generico, dagli accademici ai bambini) non hanno come unico e comune referente gli scienziati (i membri delle comunità scientifiche). Piuttosto, dialogano fra di loro e il loro dialogo è produttivo e influenza le loro decisioni. Nel nostro caso specifico, i bambini e i ragazzi dialogano nella scuola, con gli insegnanti, con la famiglia. Guardano la televisione, giocano con i videogame e, sebbene in maniera molto meno massiccia, leggono i libri di divulgazione e visitano i musei di scienza. Lo studio delle relazioni tra queste realtà rappresenta il tema principale della ricerca dell’Osservatorio su bambini, adolescenti e scienza (OCTS).
“Vorrei fare lo scienziato, l’astronomo o lo zoologo perché vorrei vedere la luna o l’ape da più vicino”. (M)
"[La scienziata] Studia un computer, che tu alla mattina lo programmi e lui ti cucina, ti fa la lavatrice, eccetera”. (F)
L’obiettivo è ricostruire l’immaginario che il pubblico più giovane ha della scienza. La cultura e il contesto locale influenzano in modo rilevante la percezione di bambini e ragazzi sulla scienza e sul mestiere di scienziato.
Bambina: “Si può fare uno scienziato femmina?”
Moderatore: “Sì”
Bambina: “Ah, meno male”.
Molte delle loro idee e convinzioni derivano dal contesto
culturale nel quale stanno crescendo e che loro evidentemente rispecchiano,
come si legge in Lo scienziato sotto l’occhio del bambino. Pregiudizi,
sentimenti, ideali e valori intorno a questi temi possono prevalere su fattori
meramente cognitivi.
“Dello scienziato ci si deve fidare perché è tipo mago”.
La figura dello scienziato che emerge da bambini e
adolescenti è aderente allo stereotipo corrente ma rivela una ben maggiore
complessità, in quanto comprende alcune rilevanti contraddizioni, essendo
ricondotta alle caratteristiche quotidiane, pratiche ed etiche. Lo scienziato è
una persona normale, che guarda a fatti normali con uno sguardo speciale. Lo
scienziato non è un genio e non sta sulla torre d'avorio, al contrario vive
nella società. I disegni raccolti dall’Osservatorio ci restituiscono questa
varietà d’immagini.
“Lo scienziato prende le cose marce a prezzo bassissimo e le fa diventare buone così risparmia”.
“… Il dottore è diverso dallo scienziato perché il dottore taglia le
budella. Il dottore cura, lo scienziato invece fa dei progetti, studia le cose
del mondo, i dottori fanno le analisi del sangue per vedere se va tutto bene…
Lo scienziato non usa un corpo perché non può fare gli esperimenti con il corpo
ci sono delle cose che non può fare, le fa il dottore”.
“Lo scienziato studia anche le cose che non ci sono più, come i dinosauri?”
Oggi, la ricerca dell’Osservatorio continua in due direzioni diverse in Europa: il progetto Sedec studia il ruolo dell’educazione scientifica nella formazione della cittadinanza europea; e il progetto Gapp indaga le differenze di genere nelle carriere scientifiche.
Materiali correlati:
Radio Sedna, La scienza sotto gli occhi dei bambini
Intervista a Nicoletta Costa, La scienza tra nuvole,
streghe e conigli
Yuri Castelfranchi, For a paleontology of the scientific
imaginary, Jcom 02 03,
2003
Daniele Gouthier, Understanding science publics, Jcom 04 01, 2005
Progetto Rose
È una giornata di sole, i chiostri del Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano sono invasi da centinaia di bambini, adolescenti, ragazzi. È quello che accade tutti gli anni, da dieci anni, a maggio, per Scienza Under 18. Pietro Danise, coordinatore dell’Associazione Scienza Under 18, racconta il lavoro degli insegnanti e il coinvolgimento degli studenti, ma soprattutto ci parla di un modo di fare scienza tutti assieme, grandi e piccoli.
La partecipazione alle decisioni scientifiche da parte dei cittadini si manifesta in due direzioni: il coinvolgimento di chi impara, e la comprensione di come la scienza viene percepita, in particolare da parte dei più giovani. Adriana Valente, coordinatrice per il CNR di “Comunicazione della Scienza ed Educazione”, dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e di Politiche Sociali, ha curato il libro "La scienza dagli esperti ai giovani e ritorno” (Biblink, Roma 2006), e ci parla soprattutto di questo “ritorno”.
Octs (Observatory on children, teens and science) è l’attività di ricerca del gruppo Ics dedicata allo studio della percezione della scienza e della figura dello scienziato nel pubblico dei più giovani.
Nella primavera del 2003, l'OCTS – Osservatorio su Bambini, Adolescenti e Scienza ha chiesto ai bambini di otto terze elementari di disegnare una persona che fa scienza. I disegni dei bambini sono alla base di un test che permette d'indagare come questi vedono la scienza, le sue azioni, i suoi risultati, i suoi pericoli. Gli scienziati disegnati sono uomini e donne, allegri e tristi, costruttivi e distruttivi, tecnologici e naturalisti... Rappresentano una visione ricca, articolata e composita che i bambini hannno della scienza come attività umana e come interazione col mondo.
L’Unione Europea vuole basare il proprio sviluppo, anche economico, sul sapere e sull’innovazione, piuttosto che sui prodotti. Ma per fare questo occorre una rivoluzione nell’educazione scientifica delle nuove generazioni.