Ci
sono molti modi per chiamarli, ma chiunque abbia visitato un musei
tra i più attivi, o frequentato un festival della scienza, li
ha sicuramente incontrati; indossano la maglietta colorata del loro
museo, altrettanto spesso sono giovani o giovanissimi: sono gli
animatori scientifici (o guide, mediatori, educatori, operatori
didattici...), e sono la prima e spesso la sola interfaccia umana
tra il grande pubblico e la scienza.
Ma chi sono
gli animatori? Molti sono giovani studenti: lavorando occasionalmente
nei musei o nei festival guadagnano qualche euro mentre terminano gli
studi. Molti di loro, però, si appassionano a questo mestiere
a mezza strada tra l’insegnamento e il teatro, tra il laboratorio
scientifico e il circo, e rimangono a lavorare all’interno delle
loro strutture, diventando formatori di altri animatori, progettisti
di laboratori didattici o di mostre.
Senza
contare che, come ha dichiarato una giovanissima animatrice americana
dell’Exploratorium di San Francisco (il padre di tutti i moderni
musei interattivi) in un’inchiesta interna effettuata nel 2005,
anche svolgere temporaneamente il mestiere di animatore può
dare tanto: “Non solo ho imparato tantissimo sulla scienza, ma ho
imparato tantissimo su di me. Sono diventata una persona più
sicura, imparando a relazionarmi
con la gente e a rispondere alle loro domande” (Catherine, 18
anni).
In
questo dossier di “ScienzaEsperienca” Paola Rodari ci traccia un
primo quadro della situazione professionale degli animatori in
Europa. Matteo Merzagora, che con Paola Rodari ha diretto il progetto
europeo Dotik (http://www.dotik.eu/)
di formazione degli animatori scientifici, ci racconta di questa
scuola unica, che ha riunito in Italia 50 animatori provenienti da 23
paesi. Uno sguardo dall’interno della professione ci viene invece
proposto da Robert Ghattas (scrittore e animatore del Festival della
Scienza di Perugia), ed emerge anche dalle interviste ad alcuni dei
protagonisti dell’animazione scientifica italiana: Alessio Brioschi
(Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci,
Milano), Raffaella Denegri (Festival della Scienza di Genova),
Cristina Fernetti (Immaginario Scientifico Science Centre, Trieste),
e Carlo Maiolini (Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento).
A chi voglia approfondire il tema (e legge l’inglese) suggeriamo anche la lettura dello speciale (http://jcom.sissa.it/archive/04/04#comment) pubblicato sulla rivista internazionale di comunicazione della scienza Jcom.
Per un’esperienza di animazione tutta progettata e realizzata da giovani ricercatori europei già impegnati nel mondo della ricerca biotecnologica, ma che hanno voluto cercare un canale diretto di comunicazione con il pubblico, si veda il sito Biopop (http://www.biopop-eu.org/) (sempre in inglese).
Infine nella rubrica di Ulisse “Scienza e Gita” trovate costantemente segnalate le iniziative di animazione scientifica in Italia, e potrete cercare l’indirizzo dei science centre o dei musei con eventi di animazione più vicini a voi.
I festival della scienza, soprattutto quando escono dagli spazi chiusi e invadono le piazze e le strade, riescono a raggiungere un pubblico che normalmente non frequenta i musei o gli eventi scientifici organizzati in sale dedicate. Per coinvolgere i passanti, però, occorre inventare nuovi strumenti comunicativi, e addestrare una nuova generazione di animatori particolarmente abili.
Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci è uno dei musei storico-scientifici più grandi di Europa. Ma non tutti sanno che è visitato ogni anno da centinaia di migliaia di alunni provenienti da scuole di tutto il paese, che sperimentano nuovi modi di fare educazione scientifica. E la storia della scienza è, ovviamente, uno dei piatti principali del menu. Abbiamo chiesto a Alessio Brioschi, uno degli animatori milanesi, cosa pensa del proprio lavoro.
Il Festival della Scienza di Genova è ormai un appuntamento immancabile del panorama culturale del nostro paese, e migliaia di persone partecipano a centinaia di incontri, spettacoli, visite a esposizioni, laboratori… Protagonisti di questa grande macchina per la comunicazione della scienza sono gli animatori: cosa pensano del loro ruolo? Lo abbiamo chiesto a una di loro, Raffaella Denegri.
L’Immaginario Scientifico Science Centre è il primo esempio italiano di science centre, nato ormai quasi venti anni fa. Pur non essendo molto grande in termini di spazi, ha una ricchissima offerta di laboratori didattici per tutte le età. Sono gli animatori i protagonisti di dei laboratori: ma chi è un animatore? Lo abbiamo chiesto a Cristina Fernetti, una delle colonne del Museo.
Il Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento è uno dei più attiviti musei italiani. Non solo è un importante centro di ricerca naturalistica, ma produce ogni anno mostre interattive di nuovo stampo, e tra qualche anno si traformerà in un grande science centre. Carlo Maiolini è uno degli animatori del Museo, a cui abbiamo chiesto di aiutarci a capire il senso della sua professione.