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Alessio Brioschi

Alessio Brioschi

Come “animare” anche la storia della scienza

Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci è uno dei musei storico-scientifici più grandi di Europa. Ma non tutti sanno che è visitato ogni anno da centinaia di migliaia di alunni provenienti da scuole di tutto il paese, che sperimentano nuovi modi di fare educazione scientifica. E la storia della scienza è, ovviamente, uno dei piatti principali del menu. Abbiamo chiesto a Alessio Brioschi, uno degli animatori milanesi, cosa pensa del proprio lavoro.

15 novembre 2006
Paola Rodari

Qual è il ruolo dei musei nel diffondere la cultura scientifica

Qual è, secondo te, il ruolo dei musei scientifici e dei festival della scienza nel cercare di creare un dialogo tra ricerca scientifica e società?

Credo sia necessario distinguere tra musei scientifici e festival della scienza; entrambi hanno come scopo quello di avvicinare alla scienza un pubblico generico in modo divertente, con approccio ludico; nel caso dei musei scientifici, che si occupano tra l’altro di conservare collezioni storiche, lo scopo è anche quello di raccontare l’evoluzione della scienza, legando l’esperienza pratica a oggetti che mostrano l’utilità dei fenomeni osservati.

Tu sei un “animatore”: cosa significa essere un animatore? Cosa fai concretamente?

Prima di tutto mi diverto. Mostro ai visitatori, di ogni età, fenomeni più o meno strani, osservando le loro espressioni ammirate, talvolta incredule. Lavoro tra collezioni storiche eccezionali e laboratori interattivi. Non solo: spesso mi capita di dare indicazioni, compito non sempre facile, ma di grande importanza, in quanto utile a far sentire i visitatori a proprio agio (la struttura in cui lavoro è piuttosto grande).

Cosa dà ai visitatori il contatto con gli animatori, in più della visita solitaria a un museo?

Molto dipende dall’animatore; come ho detto io faccio del mio meglio per divertirmi; credo che questo sia un ottimo modo per dimostrare il mio entusiasmo verso la scienza; credo che un approccio emotivo abbia un’efficacia maggiore di qualunque altro.

Qual è l’attività di animazione — esperimento, gioco o altra cosa che fai — che piace di più al pubblico?

Tra tutte il laboratorio di luce è quello che a me piace di più, è quello nel quale mi sento maggiormente a mio agio; le esperienze che riscuotono il più grande successo sono la stanza di Peter Pan, nella quale “rubiamo” l’ombra dei visitatori, e le ombre colorate.

Come sei arrivato a lavorare come animatore?

Per caso. Me ne parlò un compagno di università e, da lavoretto saltuario, è diventato una vera e propria professione.

Pensi che l’animatore sia una vera e propria professione, o che sia solo un modo per entrare nei musei, e l’animatore debba poi passare a svolgere qualche altro ruolo? O addirittura dovrebbe tornare alla scienza-scienza, e fare il ricercatore?

Sono assolutamente convinto che chiunque lavori in un museo debba conoscerne le attività e chi può farlo meglio di un animatore? In ogni caso un buon animatore dovrebbe avere la possibilità di crescere all’interno dell’istituzione, arrivando a progettare le attività (intese nel senso più ampio), ad esempio effettuando monitoraggi del pubblico.

Una questione di fiducia

Mario Riccio Mario Riccio

La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.

Federica Sgorbissa

11 febbraio 2009

Una legge sul testamento biologico

Boniolo Giovanni Giovanni Boniolo

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

Federica Sgorbissa

10 febbraio 2009

Tanto rumore per una particella

Maria Curatolo Maria Curatolo

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

Ilenia Picardi

23 settembre 2008

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