Un nuovo modo di gestire il rischio attraverso i social network
Negli Anni ’70 i cittadini californiani, colpiti da una serie disastrosa di incendi, hanno collaborato attivamente con la protezione civile e i pompieri, trovando un posto dove raccogliere gli sfollati e lavando le divise dei vigili del fuoco esausti. Nel 2007 il fuoco ha colpito nuovamente lo stato americano, e questa volta la popolazione ha trovato un modo di coordinarsi veramente innovativo, sfruttando le potenzialità del web 2.0.
Grazie a blog, mappe interattive, siti di immagini e istant messenger, i cittadini sono riusciti a raccogliere e diffondere informazioni cruciali, come per esempio l’avanzare della linea del fuoco, la localizzazione delle aree di evacuazione e dei rifugi, la chiusura delle scuole e dei servizi pubblici – tutte notizie non disponibili attraverso i canali tradizionali.
“Sapevo che molti dei miei amici meno esperti di tecnologia non erano in grado di procurarsi informazioni attendibili attraverso i notiziari, così ho raccolto quante più notizie possibili da Internet e le ho rigurgitate attraverso sms, istant messenger, Twitter e sul mio blog,” ha raccontato un californiano residente in una delle zone colpite al gruppo di ricerca di Leysia Palen, ricercatrice dell’Università del Colorado, a Boulder, che ha condotto una ricerca sull’uso dei media sociali durante gli incendi.
La survey di Palen mostra che nonostante non siano stati pensati per questo tipo di utilizzo alcuni media partecipativi si adattano benissimo alla gestione delle catastrofi naturali. Per esempio i ricercatori hanno osservato che i cittadini hanno fatto largo uso del “micro-blog” Twitter per coordinare le operazioni di salvataggio. Altri utenti hanno creato una mappa della loro comunità con Google Maps, che mostrava anche il progredire del fuoco.
Dato che chiunque possieda una connessione può accedere a questi servzi e contribuire, l’informazione è stata sempre aggiornata con la precisione del minuto, anche da aree irraggiungibili dai servizi di emergenza. Inoltre molti residenti si sono lamentati che i canali tradizionali di comunicazione, oltre a non essere aggiornati con sufficiente rapidità, tendevano al sensazionalismo e a privilegiare le notizie sulle aree urbane.
Il gruppo di Palen oltre agli incendi californiani ha analizzato altri eventi importanti, come la sparatoria all’istituto politecnico Virginia Tech del 16 aprile 2007. La notizia è apparsa su Wikipedia solo un’ora e mezza dopo i fatti sanguinosi, e un gruppo Facebook “Sto bene al VT” è partito solo 20 minuti più tardi.
Proprio dell’uso dei social media nella gestione dell’emergenza si sta discutendo alla International Conference on Information Systems for Crisis Response and Management 2008, che si tiene dal 4 al 7 maggio a Washington DC. Uno degli argomenti principali di cui si discute è ruolo delle istituzioni in questo tipo di comunicazione.
Alcuni organismi hanno già sperimentato l'uso dei media partecipativi nelle situazioni di emergenza. Per esempio la Croce Rossa statunitense ha iniziato a usare Twitter e la US Geological Survey ha messo in opera un sito chiamato “Did You Feel It? “ dove i cittadini possono riportare di aver percepito un terremoto.
Per ora però in generale le istituzioni si comportano principalmente come fornitori di informazioni ma non intraprendono un vero percorso di dialogo con i cittadini, snaturando la vera anima del web partecipativo.
Come dichiara Molly McPherson, portavoce della Federal Emergency Management Agency: "Riguardo alla caratteristica del web 2.0, cioè l’interazione sociale online, siamo ancora molto lontani."
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