Un fossile di un giovane esemplare di Australopithecus afarensis riapre il dibattito sui nostri parenti più lontani
Lo scheletro di una bambina di Australopithecus afarensis di soli tre anni, vissuta 3,3 milioni di anni fa, è stato recuperato in Etiopia. I suoi resti risalgono all'incirca a 150 000 anni prima del periodo in cui visse Lucy, per oltre vent'anni l’antenata più antica di nostra conoscenza. Gli scienziati ritengono che i resti, in ottimo stato di conservazione, possano contribuire in modo decisivo allo studio della crescita e dello sviluppo di una specie che presentava caratteristiche intermedie tra quelle di una scimmia e quelle di un uomo.
I fossili sono stati dissotterrati nella regione di Dikika. Erano stati scoperti nel 2000, ma sono stati necessari cinque anni perché potessero essere finalmente portati alla luce. I resti consistono nel teschio e nel tronco completamente preservati, ma anche in parti importanti degli arti inferiori e superiori. Gli studiosi hanno potuto rilevare la presenza nella mandibola di denti non ancora spuntati. Per questo, hanno concluso che le ossa sono appartenute a un individuo morto all'età di circa tre anni.
"Credo — ha spiegato Zeresnay Alemseged, direttore degli scavi, studioso dell'Istituto Max Planck per l'antropologia evolutiva di Lipsia e autore di un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” (V. 443, n. 7109) — che Afarensis sia una specie di transizione in una fase di passaggio tra ciò che esisteva quattro milioni di anni fa e quello che sarebbe arrivato tre milioni di anni dopo". "Questa specie — ha proseguito l'esperto — aveva caratteristiche miste tra quelle proprie di una scimmia e quelle umane. Una circostanza che pone Afarensis in una posizione cardine nella storia di ciò che siamo e delle nostre origini". La bimba di Dikika aveva denti primitivi e un cervello di dimensioni ridotte. Era in grado di stare in posizione eretta e di camminare su due gambe. Non è tuttavia chiaro se potesse arrampicarsi sugli alberi, come una scimmia. Gli studiosi affermano che per svolgere questo tipo di azione sono necessarie braccia piuttosto lunghe, mentre la specie Afarensis disponeva di arti superiori che distesi non raggiungevano le ginocchia.
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