Un'analisi genetica ha dimostrato che il batterio che causa la malattia è cambiato poco nel tempo.
La diffusione della lebbra probabilmente deve molto al colonialismo e alla tratta degli schiavi. Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista "Science" da un gruppo di ricercatori francesi dell'Istituto Pasteur. La lebbra è ancora una delle malattie più diffuse al mondo. Nel solo 2003 sono stati inviduati 500.000 casi. E questa ricerca ha permesso di capire meglio la struttura genetica della malattia e quindi aprirà la strada a terapie più efficaci.
I ricercatori hanno preso in esame 171 campioni del Mycobacterium leprae, il batterio che causa la malattia, provenienti da 21 paesi di cinque continenti diversi. L'obiettivo era valutare piccole mutazioni genetiche che avrebbero potuto permettere la ricostruzione della storia genetica del microrganismo.
Le analisi hanno evidenziato che il batterio presenta poche mutazioni, quindi è stabile ed è poco cambiato nel corso dei secoli. Comunque gli esperti sono riusciti a individuare quattro tipi diversi di mutazioni. Quella di tipo 2, proveniente dall'Africa orientale è dell'Asia centrale, è la più rara e la più antica.
Quella di tipo 1, che si trova in Asia e nella regione del Pacifico, sembra essere la forma che si è spostata verso est, mentre quella di tipo 3, vista in Europa e nelle Americhe, è la forma che è migrata verso ovest.
L'ultima, la più recente o tipo 4, è quella che si è evoluta in Africa Occidentale. Dal momento che il tipo 4 è più vicino geneticamente al tipo 3, i ricercatori pensano che sono stati gli europei o gli abitanti dell'Africa settentrionale a portare la malattia in Africa occidentale. Poi da lì la tratta degli schiavi l'ha portata nei Caraibi e in America del Sud.
La struttura di rete dei viaggi aerei internazionali offre lo strumento per evitare la diffusione di malattie epidemiche.
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