Confermati i dati dell'IPCC: i mari salgono e le isole più basse rischiano di scomparire tra i flutti.
L'allarme secondo il quale le isole più basse rispetto alla superficie degli oceani rischiano di scomparire travolte dai flutti è confermato. Lo sostiene Philip Woodworth del Proudman Oceanographic Laboratory britannico che in un articolo pubblicato sul prossimo numero della rivista "Global and Planetary Change" critica gli scettici e conferma i dati presentati anni fa dall'IPCC, il panel delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici.
Secondo l'IPCC, entro il 2100 la crescita del livello del mare si attesterà tra i 9 e gli 85 centimetri, mettendo a rischio l'esistenza di isole come le Maldive la cui altezza sul livello dell'oceano non supera il metro.
Woodworth si è inserito in una polemica aperta dal ricercatore svedese Nils-Axel Mörner dell'Università di Stoccolma. Secondo questo studioso, i dati dell'IPCC sono sbagliati e non tengono conto del fatto che l'aumento dell'evaporazione del mare causato dal riscaldamento globale tende a far calare la superficie degli oceani invece di innalzarla. Questo calo si attesterebbe attorno a 30 centimetri negli ultimi decenni.
Woodworth ha preso in esame i dati storici relativi al clima e all'oceanografia delle Maldive: ha raccolto informazioni relative alla temperatura dell'aria e della superficie del mare, la velocità del vento, i movimenti delle placche terrestri e i trend delle precipitazioni. Ed è giunto alla conclusione che quanto detto dal ricercatore svedese non ha di fatto alcun riscontro. Quindi le previsioni dell'IPCC rimangono quelle più affidabili per quanto riguarda l'innalzamento futuro del livello del mare. "Per la prima volta — spiegano gli esperti — il fato delle Maldive viene confermato con il ricorso a dati diretti e non basandosi solo su modelli di simulazione climatica".
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