Secondo alcuni ricercatori spagnoli, gli ominidi di 350 mila anni fa avevano un udito del tutto simile a quello che abbiano noi oggi.
L'udito degli uomini che viveno 350 000 mila anni fa in Europa era già simile a quello degli uomini moderni.
È quanto risulta da uno studio spagnolo pubblicato nell'ultimo numero della rivista dell'Accademia Americana delle Scienze, PNAS. Secondo i ricercatori del Centro di studi sull'evoluzione Rolf Quam, diretti da Ignacio Martinez, gli ominidi vissuti 350 000 anni fa presumibilmente avevano le stesse performance dell'uomo nel riconoscere suoni tipici del linguaggio parlato. Un antenato comune ad essi e all'uomo vissuto 500 000 anni fa è, secondo gli studiosi, l'ipotesi migliore per giustificare la presenza di ominidi primitivi ma già in possesso delle nostre qualità uditive. Gli studiosi spagnoli hanno svelato le inattese qualità dei nostri cugini, alcuni dei quali appartengono alla linea evolutiva dei Neanderthal, analizzando le proprietà acustiche dei loro crani. Applicando degli elettrodi sui fossili, gli studiosi hanno simulato il passaggio dei suoni ed hanno quindi ricostruito la conformazione dell'apparato uditivo. Hanno dedotto così che le loro capacità uditive non avevano nulla da invidiare a quelle attuali dell'Homo sapiens.
Gli uomini differiscono dalla maggior parte degli altri primati per le loro capacità uditive: sono sensibili a suoni in un intervallo acustico che va dai 2 ai 4 KHertz. Questa sensibilità ci permette di udire i tipici suoni della lingua parlata. Gli scimpanzé, invece, mostrano picchi di sensibilità uditiva molto diversi dai nostri e questo si pensava finora anche riguardo ad altri ominidi ormai estinti e più primitivi di Homo sapiens. Eppure, questi nostri cugini, cinque fossili del Pleistocene Medio raccolti nel sito Sima de los Huesos, in Spagna, hanno mostrato di cavarsela bene e di non essere poi così più sordi di noi. Infatti hanno svelato di avere una sensibilità uditiva notevole quasi nello stesso intervallo di frequenza percepito bene dalle nostre orecchie.
"Le loro capacità indicano un legame di parentela con loro allacciato tramite un antenato ancora più vecchio nel quale queste capacità uditive si sono manifestate per la prima volta", concludono gli esperti.
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