Uzbekistan
Superficie: 447.400 kmq
Popolazione: 26.800.000 abitanti (stima 2007)
Capitale: Tashkent
Città principali: Andijon, Buhara, Fergana, Namangan, Nukus, Quarshi, Samarcanda, Termez
Gruppi etnici: Uzbechi (78,3%), Tagiki (4,7%), Kazachi (4,1%), Tatari (3,3%), Russi (2,5%), Caracalpachi (2,1%), Coreani (0,9%), Kirghizi (0,9%)
Lingua: uzbeko (ufficiale), russo, tagico
Religione: musulmani (88%), non religiosi/atei 11%, ortodossi (1%)
Ordinamento dello stato: Repubblica presidenziale
PIL pro capite: 815 $ USA (2007)
Settori/prodotti principali: oro, prodotti tessili, industria alimentare, automobili, macchinari per la metallurgia, prodotti chimici, fertilizzanti minerali, minerali ferrosi, gas naturale, cotone, verdura, frutta, grano, bestiame
Accesso all’acqua potabile: 88% (2005)
Utenti internet: 43,8 ogni 1000 ab. (2007)
Emissione di CO2: 4,2 t per abitante (2005)
Indice di sviluppo umano: 0,710 su una scala da 0,300 a 1,000 (2007)
L’Uzbekistan è un territorio prevalentemente pianeggiante, costituito per due terzi da steppa e deserto, tranne nella zona orientale e nordorientale in cui si trovano le estreme propaggini della catena del Tian Shan e dell’altopiano del Pamir.
Il principale fiume della regione è l’Amu Darya che, dopo aver segnato gran parte del confine con l’Afghanistan e il Turkmenistan, sfocia nel lago d’Aral con un delta. Quest’area rappresenta il territorio agricolo più fertile dell’intero paese ma corrisponde anche al più grave disastro ecologico della storia dell’Uzbekistan. A cominciare dagli anni ’60, infatti, la superficie del lago d’Aral si è progressivamente ridotta fino a diventare la metà di quella originaria a causa della deviazione dei corsi d’acqua voluta dalle istituzioni locali per aumentare la produzione di cotone. Le conseguenze sono state devastanti: l’aumento della siccità e della salinità del terreno e dell’acqua ha creato enormi problemi alle popolazioni locali, alla fauna e alla flora endemiche della regione.
Nonostante le origini seminomadi, l’Uzbekistan si distingue da sempre rispetto al resto dell’Asia centrale per la forte presenza di popolazioni sedentarie dotate di metodi agricoli e abitudini comunitarie.
Un po’ di storia
Conquistata da Alessandro Magno nel IV secolo a.C., dopo un periodo di pace sotto la dinastia kusana e la proliferazione di traffici commerciali lungo la Via della Seta, venne conquistata nel VI secolo d.C. dai turchi che portarono la religione islamica e l’alfabeto scritto.
Tra il VII e l’VIII secolo la regione conobbe prima il dominio degli arabi e poi dal X secolo di nuovo quello dei turchi.
Successivamente, venne annesso all’impero mongolo, prima con Genghis Khan e poi con Tamerlano, che fece di Samarcanda una splendida capitale islamica.
Tra il 1865 e il 1873 la Russia estese il proprio controllo su tutta la regione, trasformandola in un’enorme coltivazione di cotone.
Dopo la rivoluzione russa del 1917, i bolscevichi proclamarono la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Turkestan e, nell’ottobre del 1924, venne istituito lo Stato dell’Uzbekistan.
L’Uzbekistan divenne indipendente solo nel settembre del 1991, dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Arte, cultura ed enogastronomia
Samarcanda, Bukhara e Khiva custodiscono alcuni dei più raffinati e audaci esempi di architettura sacra islamica.
A causa della proibizione da parte dell’Islam di rappresentare gli esseri viventi, le arti tradizionali si svilupparono nella forma calligrafica, che unisce scrittura islamica e arabeschi, e nella scultura di portali e paraventi.
La pittura rifiorì solo in epoca sovietica e divenne un curioso ibrido di realismo socialista e finto tradizionalismo.
Quasi tutti gli uomini indossano il dopy, una papalina nera quadrangolare con ricami bianchi, e, normalmente, prediligono abiti di colore scuro con l’eccezione del vivacissimo sash usato dagli anziani per chiudere i lunghi giubbotti imbottiti. Le donne, invece, preferiscono vesti variopinte, composte da gonne lunghe fino al ginocchio portate sopra pantaloni dello stesso tessuto.
Tradizionalmente, le sopracciglia che si uniscono alla radice del naso vengono considerate un segno di bellezza tanto da evidenziare questo tratto con l’uso della matita.
L’acconciatura è un segno distintivo per capire lo stato civile di una donna: se porta una o due trecce significa che è sposata mentre se ne ha di più vuol dire che è nubile.
La cucina centroasiatica ricorda quella mediorientale e mediterranea per il largo utilizzo di riso, condimenti saporiti, verdure e legumi, yogurt e carni grigliate. Il tè è sempre presente e, in genere, viene servito con il latte.
La bandiera
Il turchese rappresenta il cielo e l’acqua, fonte primaria di vita; il bianco raffigura la pace, l’augurio di un buon cammino e l’aspirazione alla purezza morale; il verde, colore dell’islam, indica la natura, la vita che rinasce, la fertilità. Le linee rosse esprimono la forza vitale che scorre inesauribile dentro ogni essere vivente e che permette ai pensieri puri di unirsi al cielo eterno e alle questioni terrene. La mezzaluna crescente richiama la tradizione islamica mentre le stelle, simbolo del cielo senza nuvole e delle idee scientifiche, evocano i dodici mesi dell’antico calendario Navruz.
Riferimenti Bibliografici
– Istituto Geografico De Agostini, 2008, Calendario Atlante De Agostini 2009, Novara
– Lonely Planet
– Ambasciata della Repubblica dell’Uzbekistan in Italia
– The World Factbook – CIA
– Human Development Report 2009