Georgia


Superficie: 69.500 kmq
Popolazione: 4.394.700 abitanti (stima 2007)
Capitale: Tbilisi
Città principali: Kutaisi, Batumi, Rustawi, Suchumi, Sugdidi, Gori, Telavi e Poti
Gruppi etnici: georgiani (83,8%), azerbaigiani (6,5%), armeni (5,7%), russi (1,5%), osseti (0,9%), greci (0,3%), abashi (0,1%), altri (1,2%)
Lingua: georgiano; in Abkhazia la lingua ufficiale è l’abkhazo
Religione: ortodossi (83,9%), musulmani (9,9%), armeni apostolici (3,9%), cattolici (0,8%), altri (1,5%)
Ordinamento dello stato: Repubblica presidenziale
PIL pro capite: 2.355 $ USA (2007)
Settori/prodotti principali: industria pesante (acciaio, aeronautica, macchinari, locomotive, gru, motori, camion), elettronica, riesportazione di carburante, estrazione mineraria di manganese, prodotti tessili, calzature, prodotti in legno, vino, agrumi, uva, tè, ortaggi, bestiame
Accesso all’acqua potabile: 99% (2006)
Utenti internet: 81,9 ogni 1000 abitanti (2007)
Indice di sviluppo umano:  0,778 su una scala da 0,300 a 1,000 (2007)

La Georgia, grande circa un quarto dell’Italia, è uno stato situato a est del Mar Nero, in un territorio prevalentemente montagnoso racchiuso tra la Grande catena montuosa del Caucaso a nord e le vette del Caucaso Minore a sud; qui, si aprono due valli fluviali percorse da praterie che arrivano fino alla costa del Mar Nero.
Grazie alla particolare conformazione geografica che determina l’incontro tra clima occidentale e clima orientale e porta ad un isolamento geografico e ambientale degli ecosistemi presenti, il territorio georgiano offre una straordinaria varietà di piante, molte delle quali endemiche.
La Georgia è stata per lungo tempo un luogo d’incontro e scontro culturale e geografico tra Est e Ovest, tanto da essere considerata una delle zone con il panorama etnico più vario del mondo.

Un po’ di storia
La storia della Georgia risale al neolitico (V millennio a.C.) e vede una lunga successione di imperi, invasioni, guerre e massacri a causa della posizione strategica di questo istmo tra il Mar Nero e il Mar Caspio, uno dei principali crocevia tra Europa e Asia.
Intorno all’VIII secolo a.C. i greci, in particolare gli abitanti di Mileto, si stabilirono sulle coste occidentali, la cosiddetta Colchide, conosciuta grazie al mito di Giasone e degli Argonauti che qui si recarono per cercare il vello d’oro, fondando alcuni insediamenti tra cui Trebisonda.
Tra il 550 a.C. e il 300 a.C. l’area fu dominata da diversi imperi: quello persiano, quello macedone e quello seleucido, sconfitto dai romani nel 189 a.C.
La Georgia fu una delle prime nazioni che si convertirono al cristianesimo: nel 317 d.C. Mirian II re di Iberia lo proclamò religione ufficiale dello stato.
Intorno al 400 d.C. la parte occidentale dell’Armenia, che comprendeva l’attuale Georgia occidentale, fu conquistata dal potente impero bizantino; la zona orientale finì invece sotto il dominio persiano fino a quando gli arabi musulmani, a metà del VII secolo, non fecero di Tbilisi un loro emirato.
Tra il 1060 e il 1070 i turchi selgiuchidi conquistarono quasi tutta l’Armenia, obbligando molti abitanti a spostarsi in Georgia e a formare, insieme alle popolazioni autoctone, il regno di Iveria.
Il periodo d’oro di questa regione iniziò nel 1122 con la liberazione di Tbilisi dalla dominazione araba e l’estensione del suo dominio dall’Azerbaijan occidentale alla Turchia orientale.
In seguito, i mongoli, i persiani safavidi e i turchi ottomani si contesero la supremazia sul territorio fino alla vittoria definitiva di quest’ultimi nel XVIII secolo.
Nel 1804 la Georgia venne annessa all’impero russo e negli anni a seguire fu oggetto di un intenso programma di “russificazione” per sostituire il sistema sociale e culturale georgiano con quello zarista.
Il malcontento tra la popolazione, però, era così forte da creare un movimento rivoluzionario guidato da Josef Vissarionovich Djugashvili, conosciuto in seguito con il nome di Stalin (“uomo di ferro“).
Nel 1918 la Transcaucasia si dichiarò una federazione di stati indipendenti da Mosca ma già nel 1920, dopo una breve occupazione inglese, l’Armata Rossa riconquistò la Georgia che ritornò nella sfera d’influenza sovietica con il nome di Repubblica Socialista e Federalista Sovietica Transcaucasica, uno dei membri fondatori dell’URSS.
Nel 1936 la Repubblica Socialista e Federalista Sovietica Transcaucasica fu smantellata e la Georgia riacquistò il proprio nome, rimanendo tuttavia sotto il controllo di Mosca.
Grazie al programma di decentralizzazione introdotto negli anni cinquanta, i funzionari del partito comunista georgiano svilupparono la propria base regionale, dando inizio ad una prospera economia capitalistica all’ombra dell’economia di stato ufficiale; la Georgia infatti era una delle repubbliche sovietiche più economicamente sviluppate, ma presentava anche un alto tasso di corruzione.
Con la caduta della cortina di ferro la nazione indisse elezioni multipartitiche (1990), ma il periodo che seguì fu flagellato da sanguinosi conflitti intestini: le lotte per l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale.
Nel novembre 2003 la rivoluzione delle rose portò al potere Makhail Saakashvili, riconfermato anche alle successive elezioni del 2008.

Curiosità ed enogastronomia
I georgiani chiamano sé stessi Kartvelebi, la loro terra Sakartvelo e la loro lingua Kartuli, tutti nomi che derivano da Kartlos, un capo pagano considerato il padre di tutti i georgiani.
Il nome con il quale noi conosciamo questa terra deriva dal persiano gurji e dall’arabo jurj, trasformato poi in georg – (γεωργ) per influenza del greco, e rimanda all’agricoltura.

Ciascuna parte del paese ha una tradizione culinaria diversa, semplice ma dai sapori forti, che conferma la perfetta maestria di questo popolo nel combinare ingredienti diversi, soprattutto granoturco, noci, melanzane, fagioli, erbe aromatiche, aglio, aceto, melograno, peperoncino e molte altre spezie.
Un’attenzione particolare merita il pane, cucinato in una sorta di pozzo conico rovesciato alla cui base c’è un braciere acceso sul fondo: le pagnotte vengono schiacciate sulle pareti in discesa e lasciate cuocere. L’effetto è una pasta croccante ma morbida all’interno.

La Georgia vanta una delle più antiche tradizioni vinicole al mondo, risalente al 3000 a.C., e per questo è conosciuta come la culla del vino. Recentemente, infatti, sono state trovate in fondo ad alcune giare delle tracce di vino rosso risalenti proprio a quell’epoca.
La coltivazione della vite è praticata in tutto il Paese, ma la zona vitivinicola più importante e maggiormente apprezzata per la qualità dei suoi vini è la regione del Kakheti.
La produzione georgiana differisce da quella europea perché non prevede la separazione tra succo e uva subito dopo la pressatura ma solo in un secondo momento; questo conferisce alla bevanda un profumo e una fortezza unica. Inoltre, il vino viene conservato in giare di terracotta interrate, chiamate kvevri, chiuse da piastrelle di pietra.

La bandiera
La bandiera georgiana è conosciuta come la bandiera “delle cinque croci”: l’elemento centrale della bandiera è la croce di San Giorgio, santo patrono della Georgia; le altre quattro croci rosse furono aggiunte, secondo lo studioso georgiano Giorgi Gabeskiria, durante il regno di Giorgio V, ricordato per aver sconfitto i mongoli.
Successivamente, venne adottata dai crociati in Terra Santa come una variante della Croce di Gerusalemme e per questo si dice che le croci rappresentino le cinque sacre ferite di Cristo.
In uso fin dal XIV secolo, quando venne descritta da un anonimo geografo medioevale nel “Libro della conoscenza di tutti i regni“, fu abbandonata nel periodo medievale per poi tornare in auge nel 1999 ed essere riconosciuta ufficialmente da decreto presidenziale nel 2004.

Riferimenti Bibliografici
– Istituto Geografico De Agostini, 2008, Calendario Atlante De Agostini 2009, Novara
Lonely Planet
Progetto Italia Georgia
The World Factbook – CIA
Human Development Report 2009