Kazakistan
Superficie: 2.724.900 kmq
Popolazione: 15.396.900 abitanti (stima 2007)
Capitale: Astana
Città principali: Almaty, Baikonur, Aqtobe , Atyrau, Oral, Aqtau, Shymkent, Pavlodar, Qaraghandy, Qostanay, Qyzylorda, Shyghys, Oskemen, Petropavlovsk, Taraz
Gruppi etnici: kazaki (53,4%) , russi (30%), ucraini (3,7%), uzbeki (2,5%), tedeschi (2,4%), tatari (1,4%), altri (6,6%)
Lingua: kazako (ufficiale), russo, tedesco, ucraino
Religione: musulmani sunniti (47%), ortodossi (44%), protestanti (2%), altre religioni (7%)
Ordinamento dello stato: Repubblica presidenziale
PIL pro capite: 6.867 $ USA (2007)
Settori/prodotti principali: petrolio, carbone, minerali ferrosi, manganese, cromite, piombo, zinco, rame, titanio, bauxite, oro, argento, fosfati, zolfo, ferro, acciaio, trattori e macchinari agricoli, motori elettrici, materiali da costruzione, grano, frumento, cotone, lana
Utenti internet: 123,2 ogni 1000 abitanti (2007)
Emissione di CO2: 10,8 t per abitante (2005)
Indice di sviluppo umano: 0,804 su una scala da 0,300 a 1,000 (2007)
Il Kazakistan, le cui dimensioni corrispondono più o meno a quelle dell’Europa occidentale o a metà del territorio degli Stati Uniti, è lo stato che segna il confine tra Europa ed Asia.
Il Paese confina a nord con la Russia, a ovest con il Mar Caspio, a sud con il Turkmenistan, l’Uzbekistan e il Kirghizistan e a est con la Cina. Questi limiti territoriali sono stati decisi a tavolino dalle ex repubbliche sovietiche e dalla Cina dopo il crollo del regime sovietico.
Fatta eccezione per il dissidio con l’Uzbekistan sulla sovranità dei villaggi di Bagys e Turkestan nei pressi della diga di Arnasay, il Kazakistan è l’unico Paese dell’area a non avere problemi di stabilità lungo i confini.
Il suo territorio è quasi completamente arido e pianeggiante, ad esclusione delle zone montuose orientali e sud orientali che si estendono lungo l’estremità settentrionale della vasta catena del Tian Shan.
L’ambiente è stato gravemente danneggiato dagli esperimenti nucleari sovietici realizzati tra il 1949 e il 1989 e dal disastro ecologico che ha colpito il Lago d’Aral in seguito alla deviazione dei suoi affluenti (Syr-Darya e Amu-Darya) per scopi agricoli. A questo si devono aggiungere anche l’inquinamento derivato dall’attività petrolifera e dai residui chimici di un’agricoltura estensiva.
Un po’ di storia
La storia del Kazakistan è caratterizzata da un’assenza di fonti scritte sino al XV secolo.Grazie alle scoperte archeologiche sappiamo però che la regione fu abitata nel paleolitico inferiore da due differenti culture: una originaria della zona di Karatau, l’altra sviluppatasi nel Kazakistan settentrionale.
L’introduzione e lo sviluppo nell’età del bronzo di allevatori dediti alla transumanza trasformò completamente la precedente economia agricola: le comunità dei villaggi stanziali si trasformarono in seminomadi con culture simili ma differenziate.
Nell’Alto medioevo le popolazioni della zona meridionale del Kazakistan ritornano stanziali grazie a due fattori scatenanti: la realizzazione di un’arteria stabile per il commercio, la Via della seta, e lo svilupparsi di popolazioni prevalentemente stanziali, i sogdiani.
Nel IX secolo l’intera area venne islamizzata.
Dal 1219 Gengis Khan conquistò gran parte dell’Eurasia. Le scissioni e le divisioni religiose che seguirono la sua morte determinarono la frammentazione dell’impero mongolo e l’ascesa di Tamerlano alla fine del XIV secolo.
Intorno al 1470 i sultani Janibek e Girei riuscirono per la prima volta ad unificare diverse stirpi di popolazioni seminomadi in un’unica etnia dando vita al più grande impero nomade del mondo.
Nel XVI secolo si formarono numerosi khanati a controllo di questo vasto territorio, tra cui il khanato di Bukhara, il khanato di Khiva e il khanato di Kokand.
L’invasione dei Calmucchi distrusse il regno kazako che resistette seppur debolmente sino al 1718 quando il potere passò nelle mani di khan provenienti dalle steppe mongole.
La frammentazione del potere e la divisione in tribù agevolò l’influenza russa e, tra il 1820 e il 1850, il Paese venne annesso all’impero zarista.
Con la dissoluzione dell’impero russo e l’imminente rivoluzione bolscevica si sviluppò in Kazakistan un movimento nazionalista d’ispirazione islamica che proclamò la propria indipendenza nel 1917.
Nel 1919 il territorio entrò definitivamente nell’area d’influenza sovietica, diventando prima una Repubblica Autonoma Russa e poi una Repubblica Socialista Sovietica.
Negli anni ’20, i governi di Lenin e di Stalin trasformarono il Paese nella riserva di cotone dell’Urss, applicando una politica di intensa industrializzazione ed eliminando i contadini ricchi.
Nel 1991 il Kazakistan divenne indipendente; da allora l’attuale presidente Nursultan Nazarbayev gode di un potere pressoché assoluto.
Secondo l’organizzazione Transparency International, il Kazakistan è uno dei dieci paesi più corrotti del mondo.
Arte, cultura ed enogastronomia
L’arte kazaka s’inserisce nella grande tradizione dell’arte islamica; si possono però notare contaminazioni prima con la Russia zarista e poi con il regime sovietico.
Molti kazaki vivono ancora come semi-nomadi, spostandosi tutti gli anni dagli allevamenti collettivi ai pascoli estivi.
Per questo e per la collocazione ai margini del mondo musulmano, il Kazakistan non presenta alcuna tendenza all’integralismo. Le donne kazake sono le più emancipate dell’Asia centrale, nonostante sia ancora diffusa la pratica da parte degli uomini di rapirle per prenderle in sposa, lasciando alle famiglie solo la possibilità di contrattarne il prezzo.
Caratteristici sono gli sport a cavallo come il kökpar, un antesignano del polo, e il qyz quu, un inseguimento a cavallo tra ragazzo e ragazza.
La cucina kazaka deriva dall’unione tra la speziata tradizione mediorientale e la povera dieta dei nomadi.
La situazione cambia radicalmente nel nord del Paese in cui domina la cucina russa poiché gran parte delle città è abitata da russi.
La bandiera
Il campo azzurro richiama il cielo infinito e l’acqua e ricorda l’unità culturale ed etnica dei popoli turchi.
Il sole dorato a 32 raggi è l’origine della vita e dell’energia, simbolo del benessere e della perfezione; i raggi sono rappresentati come spighe di grano, tradizionale fonte di prosperità e di abbondanza.
L’aquila Berkut, caratteristica delle tribù kazake, rappresenta la libertà, il potere e il volo verso il futuro.
Riferimenti Bibliografici
– Istituto Geografico De Agostini, 2008, Calendario Atlante De Agostini 2009, Novara
– Lonely Planet
– Ambasciata della Repubblica del Kazakistan nella Repubblica Italiana
– The World Factbook – CIA
– Human Development Report 2009