Un altro ostacolo per le terapie a base di cellule staminali. Due gruppi di ricerca hanno dimostrato separatamente che le cellule staminali posso innescare dei processi cancerogeni. Oltre a fornire una spiegazione del fenomeno, i ricercatori suggeriscono un metodo di monitoraggio per ridurre il rischio.
I due team hanno confrontato i pattern
di attività genica in cellule staminali di tessuti sani e
affetti da cancro e hanno osservato che questi ultimi erano spesso
bloccati in uno stadio in cui continuano a moltiplicarsi senza mai
arrivare a maturare in tessuti specifici come quelli del seno o delle
ovaie, proprio come fanno le cellule staminali primarie.
Il cambiamento sembra essere provocato dalla disattivazione di un gruppo di geni noti come geni “polycomb”, che nei casi di tumore sembrano aver più probabilità di essere spenti da una reazione chimica noto come metilazione. “Quando si trovano in questo stato si dividono più spesso, e il processo tende ad accumulare un maggior numero di mutazioni che alla fine rendono queste cellule cancerose”, dice Ian Jacobs, direttore del laboratorio dell'University College di Londra dove uno degli studi è stato condotto.
Lo scienziato consiglia un monitoraggio delle cellule in grado di rivelare i pattern di metilazione, che permette di isolare le cellule pericolose. Questo metodo potrebbe dimostrarsi anche un valido sistema di diagnosi precoce per il cancro (“Nature Genetics”, DOI: 10.1038ng1941 and 1950).
Un recente studio mette in luce i meccanismi fisiologici concomitanti alla maggiore probabilità di sviluppare disturbi cardiaci registrata in coloro che da bambini abbiano subito abusi, fisici e sessuali.
Il buco nero gigante al centro della nostra galassia ha divorato una massa della grandezza di Mercurio circa 60 anni fa, suggeriscono gli ultimi dati del satellite Chandra X-ray Observatory. Questo risultato conferma le precedenti evidenze, secondo cui il buco nero, che in questo momento attraversa un periodo di magra, di tanto in tanto inghiotte grandi masse.
I farmaci che hanno la capacità di ridurre la probabilità di trasmissione del virus dell'HIV da madre a figlio al momento del parto hanno purtroppo la brutta complicazione di rendere inefficaci i successivi trattamenti sulla madre. Una nuova ricerca evidenzia che un ritardo nel ricominciare la cura dopo il parto potrebbe avere effetti positivi nel diminuire questo effetto collaterale.
La preferenza per il “vitino di vespa” non sarebbe esclusiva della nostra epoca: già nei testi antichi la si può rintracciare. L'essere umano avrebbe una predisposizione naturale nel giudicarla bella, forse perché sintomo di un buono stato di salute dell'organismo.
Anche se possiamo ancora vederli integri, la formazione celeste chiamata “pilastri della creazione” potrebbe non esistere più da almeno 6000 anni, a causa dell'esplosione di una supernova
Le proprietà nutritive dei ceci potrebbero essere alla base dello sviluppo delle civiltà mesopotamiche, come testimonia lo studio di un team di ricercatori israeliani