Secondo uno studio greco, questi eventi ricorrono ogni 136 anni
Secondo uno studio greco, uno tsunami potrebbe verificarsi nel Mediterraneo intorno al 2092. Lo ha affermato Gerassimos Papadopoulos dell'Istituto di Geodinamica di Atene, durante la prima European Conference on Earthquake Engineering and Seismology che si è svolta questa settimana a Ginevra.
«Grandi tsunami colpiscono il Mediterraneo mediamente ogni 136 anni - ha spiegato lo scienziato per giustificare il suo allarme - l'ultimo si è avuto nel Mar Egeo nel 1956». E quell'evento causò quattro morti, numerosi naufragi e estesi danni costieri. Un maremoto ben peggiore fu però quello che nel 1908 si abbatté su Messina in seguito al terremoto, e che uccise 1500 persone su un totale di 60 mila vittime di quel terribile cataclisma. Un eventuale tsunami che si verificasse oggi avrebbe conseguenze drammatiche, soprattutto a causa dell’aumento della popolazione costiera e del turismo. Sarebbe comunque più debole di quello che ha investito le coste del Sudest asiatico nel 2004, facendo 220 mila vittime. «Un'onda anomala che colpisse la Grecia o le coste italiane arriverebbe in pochi minuti», ha precisato Papadopoulos, «È un rischio che non va ignorato. Non c'è nessun dubbio che la minaccia alla comunità costiera sia concreta».
Secondo una statistica presentata dal ricercatore, il 10 per cento di tutti gli tsunami si verifica nel Mar Mediterraneo, e dunque occorrerebbe raggiungere presto un livello di preparazione alla calamità almeno pari a quello della costa occidentale americana o del Giappone. Le Nazioni Unite, che hanno coordinato i primi sistemi di allarme per gli tsunami in Asia e Africa, stanno cominciando ad approntare sistemi simili anche per il Mediterraneo. Circa 4 milioni e mezzo di dollari sono stati stanziati dall'Unione Europea per un progetto che partirà il mese prossimo e che delineerà una mappa delle possibili regioni di origine di un sisma in grado di produrre uno tsunami nel bacino del Mediterraneo.
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