Un fisico canadese ha sviluppato un diverso modello cosmologico
«Manca ancora una prova certa dell'esistenza della materia oscura. C'è stata troppa precipitazione». A parlare così è John Moffat della University of Waterloo nell'Ontario, Canada, che in un articolo pubblicato online su arXiv rilancia la teoria MOG (MOdified Gravity) per spiegare in modo diverso le osservazioni che dimostrerebbero la presenza rilevabile di materia oscura secondo quanto affermava una ricerca annunciata lo scorso 21 agosto da Douglas Clowe della University of Arizona,.
Secondo lo studio di Clowe, la deviazione della luce che si è avuta in seguito allo scontro di gruppi di galassie (e che ha dato vita all’ammasso Bullet), è spiegabile con la presenza della materia oscura, i cui effetti gravitazionali sarebbero così stati individuati per la prima volta separati da quelli del resto della materia ordinaria che costituisce l’ammasso. Invece, secondo Moffat, la luce proveniente da quell'area spaziale apparentemente vuota e somigliante a due grandi lobi ai margini dell'ammasso, sarebbe stata deviata non per effetto della materia oscura presente (e invisibile) ma in seguito a un complesso riarrangiamento delle galassie e dei gas caldi, che avrebbe aumentato la forza di gravità in tutta la regione.
I calcoli presentati da Moffat si riferiscono per ora solo a un modello teorico in una dimensione, e lo scienziato sta cercando di estendere il suo modello su due dimensioni. Se avesse successo, l'esistenza della materia oscura, che pareva appena provata, potrebbe essere rimessa in discussione. Nella teoria MOG la legge di gravitazione di Newton - con l'attrazione fra due corpi inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza - vale fino a una certa distanza. Oltre questo valore, la gravità diventa leggermente più forte di quella prevista dalla teoria newtoniana. Questo spiegherebbe perché noi vediamo molta più forza di gravità rispetto alla quantità di materia necessaria per crearla.
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