Un’equipe italiana ha ricostruito le impronte del genio rinascimentale attraverso le tracce biologiche lasciate sulle tele
Dopo tre anni di indagini è stata finalmente identificata l’impronta di un polpastrello di Leonardo Da Vinci. Il dermatoglifo, in termini tecnici, è stato isolato tra le migliaia di tracce presenti su dipinti e pergamene manoscritte da un gruppo di ricerca della Sezione di Antropologia della Facoltà di Medicina dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti.
I ricercatori sono partiti dalle tracce certe lasciate sul famoso dipinto La dama con l’ermellino e analizzando diverse opere con sofisticate tecniche dattiloscopiche hanno ricostruito la traccia di un polpastrello. Come molti pittori infatti Leonardo era solito utilizzare le mani come pennello per operare delle sfumature sulle tele.
La traccia individuata è probabilmente quella del dito indice della mano sinistra e ha caratteristiche arabe, elemento che trova riscontro nella madre di Leonardo, di origini appunto arabe. L'impronta, unica traccia “biologica” a oggi conosciuta del grande genio, potrà essere utilizzata per l’autenticazione di opere dubbie o non note.
I risultati saranno presentati al grande pubblico in una mostra documentaria dal nome “L’impronta del genio - Antropologia dei dermatoglifi di Leonardo da Vinci” che sarà inaugurata il 29 ottobre al Museo di Storia delle Scienze Biomediche dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti e di Pescara .
L’equipe che ha realizzato la ricerca è coordinata da Riccardo Papasso, uno studioso di paleografia molto conosciuto nel settore delle indagini dattiloscopiche: in precedenza ha svolto il ruolo di perito nel caso Calvi, ha partecipato ai più importanti casi archeologici d’Italia, dallo studio degli scheletri degli abitanti di Ercolano, a quello sulla mummia di Santa Rosa da Viterbo.
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