Non dei bruti senza cervello né spirito, ma delle popolazioni con molte risorse che dovevano affrontare una dura vita di privazioni. Ecco quanto emerge da un recente studio sui resti fossili di Neanderthal trovati nella grotta di El Sidrón in Spagna
I Neanderthal conducevano una vita molto dura, così al limite della privazione che quando uno di loro moriva i compagni si gettavano sui suoi resti e lo divoravano. Questo è quanto rivela una nuova ricerca (“Proceedings of the National Academy of Sciences”, DOI: 10.1073/pnas.0609662104).
La nostra moderna e impietosa visione dei Neanderthal — che li considera con disprezzo come dei bruti rozzi e stupidi con scarse inclinazioni verso lo sviluppo di una cultura — potrebbe venire ammorbidita dalle nuove scoperte che forniscono nuove prospettive sulla terribile esistenza dei nostri cugini evolutivi.
Antonio Rosas del Museo Nazionale di Storia Naturale di Madrid (Spagna) e i suoi colleghi hanno studiato i resti di Neanderthal di 43 000 anni, trovati nella grotta di El Sidrón nella penisola iberica settentrionale.
La grotta è straordinariamente ricca di resti. Dal momento della sua scoperta accidentale avvenuta nel 1994, sono stati estratti circa 1300 fossili di Neanderthal, e il quadro che emerge dalle analisi di questi resti sta arricchendo la nostra comprensione di questa specie calunniata.
Rosas e colleghi hanno esaminato i denti di otto individui trovati nella grotta e hanno scoperto delle linee di ipoplasia, cioè di uno sviluppo insufficiente, testimonianza del fatto che durante la crescita questi individui hanno passato un periodo di privazione e fame. Inoltre, le incisioni trovate in alcune ossa suggeriscono che nel gruppo veniva praticato il cannibalismo.
“Una spiegazione possibile è che le condizioni ecologiche obbligassero questa gente a mangiare qualunque cosa trovassero a portata di mano, compresa la carne umana,” dice Rosas. Un’altra possibilità è che il cannibalismo avesse qualche significato simbolico, similmente a quanto capita per i raccoglitori-cacciatori umani che lo praticano. “Le testimonianze di cannibalismo ci potrebbero insegnare qualcosa sulla vita spirituale dei Neanderthal,” dice Rosas.
Confrontando i fossili con quelli di altri siti dell’Europa meridionale, la ricerca di Rosas dimostra che c’erano delle differenze morfologiche tra i Neanderthal del nord e quelli del sud che avevano facce e mascelle più larghe. Queste differenze sono un sostegno dell’idea che le popolazioni di Neaderthal fossero diverse, probabilmente a causa di fattori ambientali.
“I Neanderthal erano considerati brutali, ma sono convinto che questa visione sia stata modificata dalle nuove scoperte,” afferma Rosas. “Tutti i paleoantropologi sono in qualche modo affezionati alle specie che studiano, e nel mio caso l’affetto va ai Neanderthal.”
Rowan Hooper
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